Crisi del grano: continua la battaglia Cia a Grosseto

"Vogliamo una giusta remunerazione e contratti di filiera seri"

Davide Lesti
24/10/2016
Attualità
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GROSSETO - “Mai un giorno senza lottare per i diritti dei nostri agricoltori. E’ questa la missione della Cia ed è ciò che stiamo facendo in merito alla crisi del grano”. Enrico Rabazzi vice presidente regionale e presidente grossetano Cia torna a parlare di uno dei temi caldi del settore e tranquillizza coloro che temevano che l’Associazione avesse abbandonato la questione.

 

“Il nostro impegno per una giusta remunerazione per i cerealicoltori da una parte e per garantire grano salutare ai consumatori dall’altra - precisa Rabazzi – parte da lontano. Abbiamo fatto incontri con la politica, con gli industriali della pasta con i consumatori, abbiamo fatto convegni e incontri. Quest’estate in collaborazione con Agrinsieme,  Cia Toscana ha organizzato un presidio proprio a Grosseto contro la caduta libera del prezzo del grano e contro l’arrivo e l’uso di grano dalla dubbia salubrità. Hanno fatto seguito iniziative come quella di Pisa, organizzata a fine settembre da Cia Toscana per parlare di crisi del grano e sana alimentazione. 

Abbiamo accolto positivamente le azioni del Ministero presentate alla filiera con il fondo da 10 milioni di euro inserito nel decreto legge enti locali. Tuttavia la strada è ancora lunga e in salita. Per questo domani, 25 ottobre, mentre Cia Toscana darà vita a un ennesimo presidio, questa volta all’uscita  della Siena-Bettolle, a Roma in contemporanea  Cia ha organizzato una giornata dedicata al settore cerealicolo. Vogliamo interventi e risposte urgenti: è necessario che il prezzo del grano torni almeno ai 30 euro al quintale cifra minima per poter continuare a lavorare; chiediamo contratti di filiera seri che garantiscano la ridistribuzione dei guadagni e soprattutto pretendiamo che venga indicata la provenienza del grano contenuta nel prodotto che si porta in tavola. 

Vale ricordare- conclude il vicepresidente regionale- che l’Italia ha vietato l’uso del glifosato in pre-raccolta ma non tutti gli altri paesi sono così virtuosi. E’ il caso di paesi che soffrono di climi umidi e che lo usano per essiccare il grano, grano che poi finisce nei nostri prodotti. Per questo pretendiamo che i controlli vengano fatti al momento dell’arrivo nei nostri porti e non in un secondo momento; vogliamo inoltre che le etichette indichino in modo chiaro e comprensibile  la provenienza della materia prima, nessun blocco all’importazione dunque  ma il cittadino ha il diritto di sapere la percentuale di grano italiano contenuta nel prodotto e quella straniera. Sarà poi lo stesso consumatore a scegliere. Sicuri della qualità e della salubrità del nostro grano siamo certi che in tavola si opterà per un prodotto non solo gradevole al palato ma soprattutto non nocivo alla salute.” 

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