Dalla Settimana sociale, che si è tenuta a Torino dal 12 al 15 settembre, i cattolici italiani propongono al paese un appello e indicano una strada non solo per la ripresa, ma per una vera e propria rinascita.
L’appello è quello di riconoscere la famiglia, nel solco del dettato costituzionale, costituita, secondo natura, dall’unione stabile di un uomo e una donna e aperta alla vita, come cellula fondamentale della società e pertanto dotata un carattere ed una dimensione pubblica. La strada da intraprendere è quella di proteggere e valorizzare questa società naturale, la famiglia, perché solo questa può assolvere alla primaria funzione di generare, educare e custodire la vita.
Il nostro paese soffre attualmente della prolungata crisi finanziaria – economica – occupazionale, ma ancor più risente di squilibri strutturali, quali la più bassa natalità del mondo, che pongono già oggi problemi di tenuta sociale ed economica a causa del progressivo invecchiamento della popolazione.
Viviamo poi una fase di “emergenza educativa”, a motivo delle diffuse difficoltà nella trasmissione dell’esperienza, della conoscenza e dei valori fra le generazioni.
La cultura dominante, infine, permeata di materialismo e individualismo, non favorisce l’impegno duraturo e gli obiettivi lungimiranti, che sono caratteri essenziali della famiglia, ma suggerisce la soddisfazione immediata dei desideri e la moltiplicazione dei cosiddetti “diritti insaziabili”. Tutto ciò minaccia la famiglia, quale culla dell’umano, in una prospettiva illusoria di emancipazione dalla natura.
Ciononostante la famiglia italiana ha tenuto e può costituire, oggi, la base solida per ricostruire il tessuto sociale e promuovere un nuovo sviluppo sociale ed economico.
Per questo i cattolici italiani suggeriscono e sollecitano una serie di iniziative, a largo spettro, per sostenere la famiglia nell’assolvimento della propria insostituibile funzione sociale.
Innanzitutto auspicano relazioni più strette fra le famiglie e il riconoscimento della loro funzione educativa, che non è un fatto privato, ma che ha una valenza sociale. In particolare ciò deve avvenire nell’alleanza educativa con la scuola e con le altre agenzie formative, le quali devono presentare un comune orizzonte valoriale e avere come unico fine in comune il benessere e la felicità dei giovani. In particolare chiedono iniziative legislative che favoriscano la tutela dei minori rispetto ai media e il riconoscimento, anche economico, della scuola pubblica paritaria non statale, per la realizzazione di una autentica libertà educativa.
In particolare l’educazione al lavoro deve basarsi su una concezione del lavoro come dimensione essenziale della costruzione della personalità, diritto-dovere della persona per la autorealizzazione ma anche per la promozione del bene comune, che richiede anche nuovi e più sobri stili di vita nel rispetto dei tempi della vita familiare e dell’ambiente.
Sul piano della fiscalità i cattolici italiani chiedono l’introduzione del Fattore Famiglia, un’area di esenzione fiscale dipendente dai componenti del nucleo familiare, unita altresì ad una rivalutazione dei limiti di reddito per considerare un familiare “a carico” e alla rimodulazione le aliquote Irpef per favorire i ceti meno abbienti. Provvedimenti, questi, che potrebbero avvenire anche gradualmente a costo zero, in considerazione dei maggiori introiti tributari per l’erario derivanti dalla maggiore capacità di spesa delle famiglie.
In merito al welfare ed alle politiche sociali e tariffarie viene proposta una certificazione delle decisioni pubbliche con la “Valutazione di impatto familiare”, per garantire che queste siano rispettose delle esigenze primarie delle famiglie. Inoltre viene posto il problema della rappresentanza politica delle famiglie, che potrebbe essere assicurata dalle associazioni rappresentative delle famiglie, ma anche dalla attribuzione del diritto di voto ai minorenni, esercitato dai genitori, che conferirebbe un peso politico alle nuove generazioni, attualmente schiacciate dalla composizione demografica senescente del corpo elettorale.
Queste e molte altre proposte e indicazioni che sono scaturite dalla riflessione della Settimana sociale non rappresentano rivendicazioni corporative e non sono frutto di posizioni ideologiche, ma provengono dalla concreta esperienza delle famiglie italiane, che vogliono coltivare la speranza e costruire il futuro per il bene comune, che è di tutti, credenti e non credenti.
Gabriele Baccetti
Direttore Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro
Diocesi di Grosseto