SCARLINO - “Assumersi le proprie responsabilità, riconoscere i propri limiti, lavorare con coscienza, non farsi intimidire dalle pressioni esterne e interne, tirare dritti per il proprio cammino se si è convinti di essere nel giusto. Questi alcuni consigli da vecchio amministratore – dice Maurizio Bizzarri- alle soglie dei dieci anni di mandato, che mi sento di dare ai candidati sindaco che si presenteranno alle prossime amministrative. Se si lavora seriamente prima o poi qualche soddisfazione almeno morale arriverà, state certi: a me è capitato proprio in questi giorni, per un fatto legato ad una vicenda del 2006, agli inizi del mio mandato.
L’edilizia tirava molto, non come adesso, ed essendo anche assessore all’urbanistica ogni giorno avevo imprenditori che aspettavano ed insistevano per avere l’approvazione dei rispettivi piani di lottizzazione facenti parte del vecchio Piano strutturale di Scarlino (ridondante di cubature), al quale poi successivamente venne operato un consistente ridimensionamento.
L’episodio, a questo punto emblematico, si riferisce ad una lottizzazione di Scarlino scalo (eredi Turi), a causa della quale gli eredi mi hanno denunciato per “inerzia nell’esercizio dei doveri”, con richiesta di risarcimento danni patrimoniali e non patrimoniali (risarcimento personale ovviamente, non come Sindaco), di 6.000.000 di euro, in proporzione ai numeri del piano (che aveva una volumetria residenziale di 40.000 metri cubi e 80 unità immobiliari di circa 160 metri quadrati ciascuna).
L’accusa con la quale i proprietari del terreno mi hanno citato in giudizio è di aver ritardato la convocazione del Consiglio comunale per l’adozione del piano di lottizzazione.
In pratica nel 2008 i ricorrenti hanno diffidato il comune chiedendo alla Regione la nomina di un commissario ad acta per un intervento sostitutivo.
A seguito di tali solleciti, viene da me convocato il Consiglio comunale che con delibera n.26/08 pur dando atto della conformità del piano allo strumento urbanistico vigente, lo rinvia, dando incarico al Sindaco di aprire una trattativa con i proprietari per una nuova soluzione progettuale, precisando nella richiesta di differenziare le destinazioni delle unità parte in commerciale e parte in edilizia convenzionata, anziché avere tutte destinazione abitativa e riduzione significativa della volumetria. Aperta la trattativa per risolvere in via conciliativa la questione, alla presenza dei capigruppo consiliari, si addiviene alle richieste del consiglio redigendo un atto d’obbligo con il quale i proprietari richiedono, in conseguenza, una nuova convocazione di consiglio per l’adozione. A questa richiesta dei proprietari, il sindaco non ha convocato il consiglio, perché nell’atto d’obbligo formalizzato dalle parti non tutte le richieste del Consiglio erano state espletate: andava bene la differenziazione della destinazione delle unità ma non era stata effettuata la riduzione volumetrica richiesta , che infatti era rimasta invariata.
La sentenza del Tribunale Ordinario di Grosseto, di pochi giorni fa appunto, mi scagiona e mi assolve, in qualità di privato cittadino, dall’accusa di inerzia e quindi dal risarcimento, motivando come segue: il sindaco “se anche omise di convocare il consiglio comunale nei termini, lo fece non già in spregio dei propri doveri o addirittura per favorire altri soggetti, bensì perché erano in corso contatti informali volti a rendere il piano accoglibile, ed i ritardi furono imputabili proprio a difetti del piano non emendati dai proprietari. Ciò porta ad escludere che gli attori abbiano fornito la prova di colpa grave e/o dolo del Bizzarri, escludendo l’inerzia o l’immotivata mortificazione delle ragioni degli istanti.”