Grosseto: Le PMI, il sistema dell’imprenditoria diffusa e soprattutto la micro impresa incontrano, nei percorsi di acceso al credito, sempre maggiori difficoltà.
Diminuisce la loro capacità di fronteggiare un fabbisogno finanziario crescente e aumenta, al tempo stesso, il tasso di difficoltà indotto da un merito creditizio sempre più selettivo e oneroso.
L’obiettivo prioritario, quindi, è quello di immettere liquidità nel sistema, contrastando il credit crunch tutt’ora in atto e concertando, con gli altri Stati Europei e con la stessa BCE, linee di credito a favore delle piccole imprese.
Così facendo, si aiuterebbe il sistema bancario a reperire (a condizioni favorevoli) la liquidità necessaria impegnandolo, nel contempo, ad utilizzarla per sostenere le imprese (almeno per le necessità finanziarie di breve termine).
In Italia si assiste a una stretta creditizia senza precedenti.
Nello scorso mese di marzo, ad esempio, i prestiti al settore privato sono diminuiti per l’undicesimo mese consecutivo.
Nel 2012 rispetto all’anno precedente, gli importi medi erogati per i mutui si sono contratti del 3,6%, quelli per i prestiti finalizzati del 4,1% e quelli per i prestiti personali del 6,7%.
La Toscana si colloca sui tutti e tre i versanti al sesto posto (dopo Trentino, Lombardia, Emilia, Veneto e Marche è la regione che ha mantenuto gli importi medi più elevati) mentre la provincia di Grosseto presente un posizionamento più articolato.
E’ al terzo posto in regione e al quindicesimo in Italia – a conferma del ruolo che localmente esercita il settore delle costruzioni – per l’importo medio dei mutui erogati; al nono in Toscana e il quarantasettesimo in Italia per i prestiti finalizzati; il sesto in Toscana e il sessantaduesimo in Italia per i prestiti personali.
Una situazione che si commenta da sola.
Le banche, del resto, non sembrano aver ripagato gli italiani per la fiducia accordata.
Dal dicembre 2011 ad oggi i depositi sui conti correnti sono aumentati di 73 miliardi mentre i crediti erogati sono stati 41 miliardi in meno.
A farne le spese soprattutto le imprese più piccole: per la modesta capacità negoziale e per la mancanza di fonti di approvvigionamento alternative (una micro impresa non può certo emettere i bond).
Il giudizio delle imprese maremmane – desunto dal monitoraggio su un campione di 350 imprese –, in merito al credito e alla crisi, è tale da non lasciare dubbi:
- il 55 per cento del campione ritiene che la situazione economica sia peggiorata (anche rispetto al 2011), per un ulteriore 10 per cento è molto peggiorata mentre il 32 per cento la considera “stabile”.
- Peggiorato anche l’andamento degli incassi. A fronte di un 19 per cento che riscuote a 120 giorni c’è un 29 per cento che va anche oltre; il 31 per cento riesce a farsi pagare nei 90 giorni e solo il restante 21 per cento entro i 60.
- Diversificate anche le strategie “difensive” adottate a fronte del dilatarsi dei tempi di pagamento. La maggioranza, (il 43%) ricorre al credito bancario, il 36 “allunga” i tempi di pagamento ai propri fornitori, il 16 per cento non ha attivato azioni particolari e solo il 5 per cento ha reagito aumentando i prezzi.
- Nella determinazione del merito creditizio, sempre a giudizio degli intervistati, le banche non sembrano certo “scommettere” sull’idea imprenditoriale.La loro attenzione, infatti, si rivolge in primo luogo alle garanzie (29%), alla solidità patrimoniale (25%), alla regolarità dei pagamenti (24%) e alla redditività dell’impresa (20%). Solo nel 2% dei casi, è stato registrato un qualche interesse per il “progetto aziendale”.
- La riduzione degli affidamenti, sempre a Grosseto, ha interessato il 50% del campione (il 27% in maniera rilevante e un ulteriore 27% in una forma più lieve). Il 46% degli intervistati, invece, sembra non aver avuto grandi problemi.
- Anche il credito assistito da garanzia consortile (Consorzi Fidi) non sembra aver avuto un andamento migliore. I dati relativi al nostro Confidi di riferimento (Act Toscano) denotano infatti una progressiva e generalizzata caduta delle garanzie deliberate – 27,2% la contrazione media relativa al primo quadrimestre –.
Particolarmente negativi i dati riferiti a Grosseto, con una riduzione dei finanziamenti garantiti superiore ad un terzo (-33,8% in termini percentuali, 2.838.000,00 euro in valore assoluto sempre nel primo quadrimestre).
Nello scorso mese di maggio, inoltre, l’importo dei finanziamenti ammessi a garanzia da Artigiancredito su Grosseto è “crollato” a poco meno di 900 mila euro (a fronte dei tre milioni e passa deliberati a maggio 2012).
A sentire le banche sarebbe “il cavallo che non beve”; noi, ovviamente, diamo un giudizio diverso.
Un esame delle condizioni praticate – dati ricavati dagli estratti conto delle imprese ricomprese del campione – propone infatti il seguente risultato:
• valore medio1 TASSO debitore – affidamenti in conto corrente – 7,84 per cento (la “forchetta” colloca il miglior tasso al 3,55 e il peggiore al 12,45 per cento);
• valore medio Commissione FIDO ACCORDATO1 (ex massimo scoperto) 0,44 per cento (“forchetta” tra un minimo dello 0,15 e la soglia massima consentita dello 0,50 –);
• valore medio ADDEBITO singola OPERAZIONE1 euro 1,64 (“forchetta” tra un minimo di 0,17 e un massimo di 2,10 euro);
• valore medio spese TENUTA CONTO1 euro 80 (“forchetta” tra un minimo di 10,33 e un massimo di 150,00 euro).Infine, ma non per ordine di importanza (e di costo), la cosiddetta CIV (Commissione Istruttoria Veloce); L’ultima “nata” in ordine di tempo.
Si applica sugli sconfinamenti superiori ai 500 euro (mantenuti per sette giorni consecutivi).
Una reintroduzione “sotto copertura” della commissione sul massimo scoperto abolita nel 2009 – una sorta di “penale” che si aggiunge ai normali interessi pagati quando il conto va in rosso o supera i limiti affidati –.
La CIV, colpisce i conti privi di affidamento, viene giustificata come una sorta di rimborso dei costi istruttori sostenuti dalle Banche per la concessione del credito e, nel caso invece di conti affidati, si sovrappone a quella sull’accordato.
Una recente indagine, ha preso in esame l’impatto di tale tipologia di commissione sui conti senza fido – la maggioranza tra quelli in essere – stimando un costo, approssimato sicuramente per difetto, tra va dai 5 agli 80 euro (sempre a trimestre !).
La conclusione richiama la premessa.
Se non si garantisce alle imprese il credito necessario, ripresa economica è occupazione sono destinate a fare pochi passi in avanti.
Bisogna rompere la spirale “perversa” che vede le banche dare meno credito, le imprese soffrirne la penuria e rischiare l’insolvenza – nei confronti delle stesse banche –. L’insolvenza determina il deterioramento dei crediti e genera quelle “sofferenze” che riducono il capitale delle banche creando, così, i presupposti per una ulteriore stretta.
I momenti che viviamo possono essere superati solo con il concorso di tutti.
In tal senso, le stesse banche, non possono chiamarsi fuori ma sono tenute a rinnovare il proprio impegno
C’è un nuovo Governo, dotato della maggioranza e dell’autorevolezza necessaria: faccia la sua parte.
I governi locali facciano altrettanto e le banche tornino al loro antico mestiere.
Solo in questo caso, forse, il “cavallo” potrà riprenderà a bere.
Renzo Alessandri
direttore CNA Grosseto