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Rischio idrogeologico: Legambiente chiede lo stop alle costruzioni nelle aree a rischio e a quelle messe in sicurezza

Gentili: “Serve il coraggio per delocalizzare le infrastrutture più a rischio prevedendo incentivi e rendendo quelle zone inedificabili”

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GROSSETO - Per arginare gli eventi meteorologici sempre più devastanti è indispensabile un cambio radicale di politiche legate alla prevenzione. Occorrono interventi pianificati, oltre a quelli fatti in stato d’emergenza, basati su studi specifici che possano mitigare i rischi idraulici e i danni alle persone e alle attività produttive. Indispensabili sono le opere di manutenzione di fossi e canali, e soprattutto il ripristino delle aree di esondazione per restituire al fiume il proprio spazio. Non è infatti imbrigliandolo che si risolvono i problemi, ma attraverso una gestione corretta del bacino fluviale, un mantenimento dell’ecosistema di riferimento e la manutenzione del reticolo idrografico minore.


Anche nelle aree urbane è sempre più indispensabile effettuare una corretta manutenzione dei canali, tombini, chiusini e fognature, per evitare allagamenti improvvisi com’è successo in questi giorni a Grosseto e provincia.

“Bisogna avere il coraggio di delocalizzare le infrastrutture più a rischio – sottolinea con forza Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente - prevedendo incentivi e rendendo poi quelle zone inedificabili, anche una volta messe in sicurezza. Chiediamo per questo ai comuni maremmani di raccogliere l’invito della Regione Toscana, sulla riduzione del consumo di suolo, rivedendo i piani urbanistici e fermando la cementificazione nei territori già a rischio. Anche in Maremma si è infatti costruito troppo e male, senza tenere conto dell’enorme rischio a cui è sottoposto gran parte del territorio. È inoltre indispensabile considerare i parametri naturalistici ed ecologici dei fiumi che hanno la loro influenza sulla messa in sicurezza più ampia del territorio. Ad esempio i tagli non selettivi degli alberi effettuati lungo il corso dell’Elsa, e in alcuni tratti dell’Ombrone, sono esagerati e controproducenti e spesso favoriscono un aumento del dissesto. La più grande opera pubblica che serve alla Maremma è la messa in sicurezza del suo territorio”.

Diventa sempre più urgente un piano su base provinciale, in ogni comune, che intervenga con un’adeguata campagna di educazione (coinvolgendo l’intero sistema scolastico), formazione e sensibilizzazione delle popolazioni residenti sui comportamenti da adottare in caso di emergenza. Questo per evitare le drammatiche perdite di vite umane purtroppo verificatesi negli ultimi anni, tutelando le popolazioni residenti nelle aree a rischio del territorio grossetano. Siamo convinti che il percorso che sarà avviato nelle prossime settimane dei contratti di fiume (previsto sia per l’Ombrone che per l’Albegna) sia molto utile e favorisca la partecipazione dei cittadini e del mondo associativo alle scelte strategiche che verranno attuate.

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