GROSSETO - “Come Cia torniamo a ribadire la nostra volontà a combattere con ogni mezzo lecito il fenomeno del caporalato. Una tragica piaga che assume importanza a seguito di qualche scoop giornalistico ma che cade nel dimenticatoio subito dopo. Le morti nei campi sono invece una realtà deplorevole e le ultime stime parlano di circa 100 mila nuovi schiavi”
A sottolineare la drammaticità del fenomeno e a ricordare che la lotta al lavoro nero e al caporalato sono due principi cardine che guidano l’azione sindacale della Confederazione Italiana Agricoltori, è Enrico Rabazzi Vicepresidente regionale e presidente grossetano dell’associazione. “E’ impensabile e allo stesso tempo ipocrita parlare di prodotti di eccellenza se la qualità non è legata alla dignità del lavoro e della vita delle persone-precisa Rabazzi-per questo sollecitiamo con forza che le autorità non spengano i riflettori su questa piaga. Al contrario chiediamo un’azione repressiva e mirata verso chi sfrutta i lavoratori, contemporaneamente però proponiamo azioni positive e di sostegno delle aziende agricole “sane”.
Attaccare tutto il mondo agricolo, come successo qualche mese fa a seguito di una vicenda che è partita proprio dalla Maremma, non solo ci sembra poco corretto e denigratorio verso coloro che si impegnano a rispettare le norme in materia di lavoro, al contrario rischia di produrre un grande effetto polverone dove i poco onesti possono eludere i controlli e le forze dell’ordine. Come Confederazione-ha aggiunto Rabazzi-siamo certi che la quasi totalità degli agricoltori opera nella trasparenza e nella piena legalità, svolgendo un ruolo produttivo, sociale ed educativo centrale per il sistema Paese nel suo complesso, tuttavia siamo anche pronti a fare la nostra parte laddove ci sono le mele marce.
Ciò che invece non accettiamo è che si faccia di ogni erba un fascio, come già avvenuto nei mesi scorsi da parte di qualche altro sindacato, che si colpevolizzino a priori gli imprenditori agricoli , che si attivino norme che si traducono in controlli asfissianti e inopportuni a danno delle aziende regolari. Per questo- conclude Rabazzi – chiediamo azioni premiali e di sostegno verso le imprese agricole sane, che ci sentiamo di assicurare sono la maggior parte, e contestualmente chiediamo incentivi alle assunzioni, semplificazione amministrativa, un cambiamento del sistema di vigilanza sul lavoro oltre a un’azione congiunta di associazioni d’impresa, sindacati e Pubblica amministrazione. Tutto questo se vogliamo salvaguardare sotto ogni profilo, anche quello del brand Made in Italy, l’immagine dei nostri prodotti e delle nostre filiere.”