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Vivarelli Colonna: “Sulla vicenda pozzi abbiamo fatto la scelta giusta"

"Oltre 300mila euro all’anno risparmiati: così si fa l’interesse generale"

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GROSSETO - Abituato da sempre a lavorare come imprenditore, mi risulta difficile sprecare tempo su questioni ormai chiuse e risolte. Anche perché il tempo, come è notorio, è denaro. Denaro, in questo caso, dei cittadini. Che hanno il diritto di essere amministrati con oculatezza e di non vedere le proprie tasse utilizzate per innaffiare giardini privati. Quindi parleremo questa volta e sulla questione non aggiungeremo una parola di più. Abbiamo preso una decisione di cui siamo convinti, quella di non riaprire i pozzi irrigui che, sebbene fossero di proprietà del Comune e con tutti i costi a carico, erano a servizio di aree a verde di proprietà privata. Abbiamo regolarmente aperto i pozzi a servizio esclusivo delle aree pubbliche: il parco del fiume Ombrone, le rotatorie di via Scansanese e piazza Volturno, i valli intorno alle Mura Medicee, le vasche del Cavallino di Via Manetti e piazza della Vasca, innumerevoli impianti sportivi.

Ad agosto sono terminati i lavori per il ripristino dell’impianto di irrigazione del Parco di Via Giotto, ora regolarmente funzionate. Inoltre abbiamo effettuato molteplici interventi per rendere fruibili i pozzi a servizio delle aree private che nei mesi estivi sono stati consegnati agli amministratori di condominio che ne hanno fatto richiesta, tramite la sottoscrizione del contratto di comodato d’uso.

Tutti questi lavori sono stati fatti dalla società Sistema in forza proprio di quell’atto del 2014 che affidava alla società in house del Comune la manutenzione degli impianti irrigui comunali. L’affidamento è tuttora valido perché il Comune continua a manutenere i propri pozzi e molto probabilmente sarà rinnovato anche dopo il 2019 perché tale attività non si può interrompere.

La questione è un’altra: il Comune ha interrotto una vecchia prassi che costituiva una vera anomalia in tutto il territorio nazionale: eravamo gli unici in tutta Italia a vantare questa poco lodevole abitudine. Le norme stabiliscono che chi vuole fare un pozzo deve fare richiesta al competente ufficio regionale (prima della riforma all’equivalente ufficio provinciale), dopodiché, in caso di positivo accoglimento della domanda, a proprie spese ognuno realizza il proprio pozzo e se lo mantiene. A Grosseto invece, a partire dagli anni Settanta, sono stati costruiti pozzi comunali a servizio delle nuove urbanizzazioni ai quali progressivamente si sono allacciati in modo improprio i cittadini per annaffiare i propri giardini.

I costi di questa vera e propria “rete irrigua pubblica” a servizio dei privati sono stati sostenuti, da sempre, dal Comune di Grosseto. Noi abbiamo voluto interrompere questa prassi impropria e, da questo anno, il Comune provvede alla sola manutenzione dei pozzi a servizio del patrimonio pubblico, tramite la società Sistema.

I rimanenti 46 pozzi, a servizio esclusivo dei privati, sono stati consegnati massicciamente a chi ne ha fatto richiesta - perlopiù amministratori di condominio - tramite il contratto di comodato predisposto dagli uffici comunali. Di questi 46 pozzi, tutti riaperti nel periodo estivo, 37 sono stati presi in carico definitivamente dai richiedenti. I 9 pozzi rimanenti sono tornati nelle disponibilità dell’Amministrazione perché l’interesse inizialmente manifestato non si è concretizzato nella sottoscrizione del contratto di comodato.

Nonostante l’estate estremamente siccitosa e le difficoltà procedurali, l’operazione ha complessivamente prodotto i risultati che avevamo auspicato e non mi risulta che ci siano stati danni irreparabili relativi ai giardini privati. Di contro, il Comune ha risparmiato gli oltre 300mila euro annuali che, fino al 2016, puntualmente regalava ai privati. È così che per noi si fa l’interesse di tutti.

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