Anche Grosseto nel fascicolo di indagini legate all’operazione Binario 21. L’inchiesta, che ha riguardato varie città del nord Italia, come Bologna, Mantova e Firenze, si è conclusa con 15 persone deferite, legate a vario titolo a un’organizzazione criminale che vendeva cuccioli di cane online, fornendo informazioni completamente false: dallo stato di salute dell’animale fino alle vaccinazioni mai realizzate, ma per cui venivano richiesti documenti taroccati a veterinari o allevatori compiacenti.
I cuccioli, mantenuti tra l’altro in pessimo stato, provenivano tutti dall’est Europa. E non è un caso che a capo dell’organizzazione, che aveva attirato l’attenzione della Squadra mobile di Padova dopo varie denunce e segnalazioni, ci siano stati proprio un ungherese e un italiano, detto Lupo Bandito, che in alcuni casi ha pure indossato la divisa del corpo forestale per rendersi più credibile al momento del "passaggio di proprietà " realizzato in prossimità di caselli autostradali.
L’operazione era partita dopo varie truffe messe a segno a scapito di alcuni cittadini italiani, amanti degli amici a 4 zampe e che avevano definito la vendita online. Tra queste, la più eclatante, risale a maggio 2011, quando un veterinario, dopo aver realizzato delle analisi su un barboncino, che versava in un pessimo stato di salute per esser stato alimentato con trita di pollo, aveva rivelato l’effettiva età dell’animale e confermato la completa assenza di precedenti vaccinazioni o visite sanitarie.
Ora, l’indagine si è estesa ad altre città , coinvolgendo anche R.F., un allevatore grossetano, nel cui accampamento sono stati ritrovati più di 80 cani, di cui 33 con un’età inferiore a 3 mesi, rinchiusi in container e gabbie e mantenuti in condizioni pietose. L’indagato, che possedeva anche svariati passaporti canini non riconducibili ai cuccioli, è stato denunciato anche per somministrazione pericolosa di medicinali non autorizzati e detenuti illegalmente, poiché sprovvisti di prescrizione medica.
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