FIRENZE - Più di 30 segnalazioni in solo 8 giorni. I casi da intossicazione da funghi, in alcuni casi anche gravi, non hanno riguardato soltanto la Maremma, ma anche altre province della Toscana. Così, dopo gli appelli dell’Asl 9 di Grosseto, raccomandazioni ancora più sentite sono scattate proprio dalla Regione.
Per l’esperta Costanza Pierozzi del Centro di riferimento regionale sulle tossinfezioni alimentari, che ha sede nell’Asl 3 di Pistoia, i 35 casi segnalati potrebbero essere indice di una situazione che si trova ancora allo stadio iniziale.
“Quest’anno il periodo di raccolta – dichiara la dottoressa - è iniziato tardi, ma mentre alcuni mangiano funghi raccolti di persona, molti consumano quelli regalati da conoscenti o famigliari e, spesso, chi riceve funghi in dono, dà per scontata la qualità. E’ quindi importante ricordare che tutte le aziende sanitarie presenti in regione hanno un servizio di controllo gratuito, in cui è presente un micologo capace di chiarire, soprattutto in caso di dubbio, se un fungo è commestibile, velenoso oppure edibile, ovvero troppo stagionato per poter essere consumato”.
Il fungo, infatti, è di per sè un nutrimento controverso, sempre portatore sano di tossine. “Stati di malessere – precisa la dotterossa Pierozzi - sono stati accusati anche da persone che hanno mangiato porcini in quantità eccessive”. Così per rendere i cittadini più informati, alcune aziende sanitarie toscane hanno già attivato corsi aperti a chiunque sia interessato a saper distinguere un fungo velenoso da uno edibile.
Nel frattempo, è necessario tenere bene a mente qualche regola essenziale:
1- non raccogliere funghi che non si conoscono o troppo maturi;
2- in caso di incertezza, rivolgersi sempre all'Ispettorato micologico;
3- esistono allergie e intolleranze legate anche ai più comuni funghi commestibili, per cui è sempre consigliato consumare l’alimento in quantità moderate.
4- in caso di sospetta intossicazione, portare con sé al pronto soccorso gli avanzi dei funghi consumati (o i resti delle puliture), per rendere più facile l'identificazione da parte dei micologi che collaborano con il personale medico.