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L'Asl risponde alle accuse della Lav: "Ha quasi causato l'amputazione di un braccio, il cane è troppo pericoloso e deve essere soppresso"

Intervengono anche Bai e Bizzarri: "Prima viene la sicurezza pubblica"

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GROSSETO – "Chi parla di leggerezza nel giudicare la pericolosità dei cani e di condanne a morte non conosce bene i fatti. E io non ci sto a passare per quello che non sono". Dopo la affermazioni della Lav Grosseto e del suo responsabile Giacomo Botticelli, relative alle soppressioni dei cani considerati pericolosi, arriva le controrisposta del sindaco di Scarlino, Maurizio Bizzarri, che qualche mese fa ha autorizzato la soppressione di un pastore maremmano considerato pericoloso per la sicurezza pubblica e dal comportamento irrecuperabile. Insieme a lui parlano anche il sindaco di Massa Marittima Lidia Bai, alle prese in questi giorni con una richiesta di soppressione di un dogo argentino da parte dell'Asl, e del dottor Paolo Madrucci, responsabile Sanità pubblica veterinaria dell'Asl di Grosseto.
"Per ogni caso di abbattimento – precisa Madrucci – sono seguite sistematicamente delle norme ben precise. Tutto ciò che si dice in contrario sconfina nell'illazione e parlare di uccisione è offensivo nei confronti della professionalità delle persone coinvolte". Le norme di cui parla sono quelle indicate nella legge regionale 59 del 2009 che ammette la soppressione degli animali (altrimenti vietata dalla legge) solo in determinati casi, tra cui la minaccia alla sicurezza pubblica. Se un cane diventa un pericolo per le altre persone deve essere soppresso, ma la decisione viene presa solo dopo l'ok di una commissione composta da tre veterinari, di cui uno specializzato in studi del comportamento. E l'abbattimento del cane deve avvenire in maniera eutanasica, senza provocare sofferenze all'animale. "Nel caso del cane di Scarlino, vittima anche di attacchi epilettici, sono state fatte due valutazioni, a distanza di mesi, e prese in considerazione le cartelle cliniche dei feriti, che hanno riportato delle lesioni gravi e permanenti. In un caso la prognosi è stata di oltre 60 giorni". "Oltretutto, in questo caso, la richiesta di abbattimento – precisa Bizzarri - è partita direttamente dai proprietari del cane, che so personalmente quanto ci tenessero".
Stessa storia per il cane di Massa Marittima, un dogo argentino che ha aggredito a distanza di tempo prima il proprietario e poi un amico, che ha rischiato l'amputazione del braccio, per gestire il quale è stato necessario anche l'intervento di un carabiniere armato. Il sindaco Bai ricorda infatti che era già intervenuta con un'ordinanza che obbligava i proprietari a tenerlo all'interno di una recinzione e a portarlo fuori solo con collare e museruola. Attualmente, dopo l'ultima aggressione, il cane si trova in un canile privato, dove neanche il personale riesce a gestirlo e a portarlo fuori. Mentre i proprietari ancora non hanno risposto alla formalizzazione della valutazione di pericolosità da parte della commissione. "Spesso le polemiche – conclude Bai – nascono da altre questioni che attengono la sfera privata ed emotiva, ma tutto questo travalica le motivazioni giuridiche. Il Comune di Massa Marittima spende più di 100mila euro all'anno per il sostentamento degli animali randagi o senza padrone, 4,50 euro al giorno per ogni cane. Una cifra di poco inferiore a quella per il supporto sociale. Il nostro impegno nella tutela degli animali è grande, ma prima viene la tutela pubblica".
La questione è quindi capire il limite sottile tra una giusta prevenzione, che comprende anche casi di abbattimento, e il rischio di lasciar circolare animali pericolosi per la vita delle persone.

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