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Convivenza tra lupi e allevamenti: la proposta di Luca Sani

"Serve il monitoraggio della presenza del lupo sui territori per fare scelte incisive"

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GROSSETO - «Aggiornare quanto prima il “Piano di azione nazionale per la conservazione dei lupi” redatto nel 2005 dall’Ispra, perché senza uno strumento di riferimento aggiornato ed efficace è impossibile conciliare la tutela di una specie protetta e la salvaguardia delle attività produttive legate alla pastorizia». A sostenerlo è l’on, Luca Sani, presidente della Comagri della Camera e cofirmatario della risoluzione presentata in Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici dall’on. Luigi Dallai.

«L’ibridazione della purezza genetica del lupo, con il proliferare di canidi – aggiunge Sani – richiede l’adeguamento del piano, a partire dalla realizzazione di un censimento dell'attuale presenza in Italia di tale specie animale e degli ibridi. Solo sulla base di un documento basto sull’approccio scientifico, infatti, è possibile pianificare un’efficace e corretta politica di gestione dei problemi e definire, anche sull'esperienza di altri Paesi europei, le linee guida e le azioni prioritarie per salvaguardare la specie del lupo, compatibilmente con la sostenibilità economica, occupazionale e sociale degli allevamenti ovini e caprini insediati sui territori coinvolti, nel rispetto dell’ambiente e dell'equilibrio dell'ecosistema territoriale».

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00242

Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)

La VIII Commissione,
permesso che:
a livello europeo il lupo (definizione ufficiale «canis lupus») è una specie identificata e tutelata dalla direttiva 92/43/CE (cosiddetta «direttiva Habitat»), la cui applicazione richiede di proteggere le specie dalla competizione con varietà simili e dall'inquinamento della loro identità genetica;
il lupo è poi tutelato, a livello internazionale, dalla convenzione di Berna («convenzione per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa»);

l'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), attraverso l'elaborazione di specifiche ricerche, ha rilevato che nel nostro Paese i lupi, dopo aver rischiato l'estinzione, si sono riadattati a sopravvivere in raggruppamenti, localizzabili in alcune aree isolate dell'Appennino centrale e meridionale, riapparendo successivamente in vaste zone lungo l'intera dorsale appenninica e sulle Alpi marittime, interessando anche aree con grande vocazione rurale e densamente popolate dall'uomo e da attività zootecniche;
la presenza di lupi, legata alla crescita del randagismo dei canidi anche nelle campagna e nelle zone boschive sta inoltre causando un notevole aumento del fenomeno dell'ibridazione, che rappresenta inevitabilmente una seria minaccia alla sopravvivenza stessa della specie genetica del lupo;

lo studio effettuato dall'università La Sapienza di Roma, nell'ambito del progetto «Ibriwolf» ha infatti accertato la presenza di molti di questi esemplari nei boschi e nelle campagne;
si sono registrati, negli ultimi mesi, attacchi di lupi, canidi o altri predatori, ad aziende in molte regioni d'Italia; in alcuni casi, gli attacchi al bestiame sono causati anche dai cosiddetti «ibridi». Secondo i dati resi noti dalla Coldiretti nel 2013 sono state uccise circa 3mila pecore, oltre a capre, puledri, vitelli e mucche al pascolo. Una situazione allarmante confermata anche dalla Cia che parla di migliaia di animali da pascolo uccisi e da numerose aziende costrette a cessare l'attività;
dalla dinamica di tali episodi (verificatisi in strutture protette da appositi recinti rinforzati) e dalle conseguenze spesso drammatiche degli attacchi (interi allevamenti vengono distrutti se ai capi uccisi si aggiungono quelli feriti gravemente ed i conseguenti problemi di riproduzione) risulta evidente che non si tratta di incursioni di lupi, canidi o altri predatori ma di veri e propri branchi che potrebbero, se tale fenomeno venisse sottovalutato, rappresentare un problema di sicurezza anche per l'uomo soprattutto nelle zone marginali;

in alcune aree del territorio nazionale, l'incremento della frequenza di attacchi da parte di lupi, canidi o altri predatori agli allevamenti, sta quindi causando un inasprimento della tensione sociale, soprattutto tra comunità locali, le imprese e gli addetti interessati;

nelle scorse settimane si sono infatti verificati episodi di abbattimento di lupi in alcune zone d'Italia (come ad esempio in provincia di Grosseto ed in provincia di Terni): 

risulta quindi evidente come sia necessario ed urgente mettere in campo strumenti efficaci e risolutivi per promuovere le condizioni di una pacifica coesistenza fra il lupo e le comunità territoriali interessate;

ale fenomeno, nella sua interezza e complessità, assume quindi i connotati di una vera e propria emergenza, che sollecita l'avvio urgente di iniziative non soltanto da parte delle aziende e dalle associazioni di categoria, ma anche da parte delle istituzioni pubbliche, volte a prevedere un sistema adeguato di misure preventive e di contrasto;

per fare un esempio, recentemente il presidente della provincia di Grosseto, tutti i sindaci ed i presidenti delle unioni dei comuni della provincia hanno inviato un appello alle istituzioni nazionali e regionali per ricercare una soluzione ad un problema (quello degli attacchi dei lupi, degli «ibridi» e dei canidi) che sta causando non solo ingenti danni economici ed occupazionali, ma anche sociali (per il crescere delle tensioni tra allevatori ed animalisti) ed ambientali (la presenza delle aziende zootecniche è infatti spesso un presidio irrinunciabile per la salvaguardia del patrimonio ambientale del territorio);

in Italia «il piano di azione nazionale per la conservazioni dei lupi», redatto dall'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, vigilato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare) nel 2002 raccoglie una serie di raccomandazioni per gli enti locali da attuare in maniera sinergica e concordata. La sua validità era di 5 anni ed è quindi quanto mai necessario un aggiornamento capace di analizzare la situazione pregressa, anche al fine di elaborare protocolli di intervento che prevedano un monitoraggio continuo della popolazione ed azioni di prevenzione e salvaguardia capace di promuovere una effettiva e persistente sostenibilità territoriale della presenza del lupo;

è dunque necessario che ogni politica territoriale relativa alla gestione dei lupi sia basata su conoscenze scientifiche comprovate, su una pianificazione territoriale ampia e condivisa da tutti gli enti e le istituzioni preposte e su un compromesso sostenibile con l'ambiente, l'insediamento umano e le attività economiche e produttive inerenti,

impegna il Governo

a dare mandato all'Ispra di aggiornare «il piano di azione nazionale per la conservazione dei lupi» (comprensivo di un censimento dell'attuale presenza in Italia di tale specie animale e degli «ibridi» quale documento scientifico propedeutico a qualsiasi efficace e corretta politica di gestione di tale fenomeno), al fine di definire, anche sull'esperienza di altri Paesi europei, le linee guida e le azioni prioritarie per salvaguardare la specie del lupo, compatibilmente con la sostenibilità economica, occupazionale e sociale dei territori coinvolti, con l'ambiente e l'equilibrio dell'ecosistema territoriale.

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