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Rabazzi: "Agricoltura troppo penalizzata"

" Basta sacrificare la nostra agricoltura come merce di scambio nei rapporti internazionali"

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GROSSETO - “Leggiamo che il Governo si appresta a presentare il programma dei mille giorni, per questo ci inseriamo nell'enfasi del dibattito politico auspicando che tra gli obiettivi ci siano anche quelli atti a difendere il settore primario e chi vi lavora.” È quanto afferma il Vicepresidente della Cia Toscana e Presidente provinciale di Grosseto Enrico Rabazzi in merito alla presentazione del programma dei mille giorni presentato dal Governo

“Ci auguriamo – continua Rabazzi - che l'esecutivo non si dimentichi di dar vita a delle norme che: garantiscano pari dignità all'agricoltura e all'agricoltore,
tutelino il reddito di coloro che coltivano prodotti rispettando i canoni della qualità e infine portino ad uno snellimento e a una semplificazione burocratica.

L'occasione mi sembra propizia inoltre per chiedere che si trovino, con urgenza, strumenti al fine di garantire la reciprocità negli scambi internazionali ma anche
europei. Come presidente Cia non chiedo che si ritorni all'applicazione dei dazi, ma sento il dovere di rivendicare una maggiore e più capillare attività di
controllo sui requisiti igienico-sanitari dei prodotti importati, verifiche sulle filiere e sulle norme in materia di diritto del lavoro nei Paesi con i quali intratteniamo scambi commerciali. 
Chiedo a nome di tutti gli agricoltori che vengano applicate ai prodotti importati tutte le regole e i criteri che valgono per le produzioni nazionali. Ricordo al Governo, se non fosse palese, che per garantire una equa e leale competizione tra produttori di nazioni differenti, è necessario che il concetto di reciprocità sia un obbligo per tutti e questo se non vogliamo che la globalizzazione e l'apertura dei mercati, al posto di favorire lo sviluppo, generino squilibri, sleale concorrenza, crisi delle aziende nazionali, abbandono della terra e delle produzioni.

Come Cia siamo convinti che l'export, ma altrettanto l'import debbano fondarsi su regole internazionali condivise per garantire la salubrità dei beni che finiscono sulle tavole ma anche per tutelare gli interessi del sistema agricolo locale e garantire risultati di bilancio aziendali.

Per questo invitiamo il Governo a un gesto di coraggio: inserire nell'agenda dei 1000 giorni un serio capitolo dedicato allo sviluppo e al sostegno del
settore primario e soprattutto abbandonare definitivamente la svilente pratica di utilizzare l’agricoltura come merce di scambio per favorire rapporti
internazionali."

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