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La scomparsa di Antonio Proia: un mistero irrisolto

L'amaro sfogo delle figlie: "Le istituzioni ci hanno abbandonato"

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FOLLONICA - "A tutt’oggi non ci sono tracce di nostro padre Antonio Proia, scomparso il 3 novembre scorso in località Valli, mentre cercava funghi nel piccolo bosco vicino al canile". Così esordisce Diana, una delle figlie del pensionato follonichese scomparso, di cui raccogliamo la testimonianza: "Mio padre è una persona che cammina con una lentezza estrema: la stranezza di questa scomparsa è in questo elemento – continua- e nel fatto che lo abbiamo cercato subito noi familiari, a 10/15 minuti dal momento in cui non rispondeva ai richiami di  mia madre". Dopo circa tre ore sono iniziate anche le ricerche da parte delle autorità, che non hanno portato a nessun riscontro della sua presenza.
"Come è possibile – si chiede Diana - che una persona con queste limitazioni motorie non sia più stata ritrovata in una macchia mediterranea che non presenta grossi pericoli o posti non visibili, siamo davvero perplessi". A suscitare perplessità nella famiglia Proia è anche il ritrovamento del corpo, sulle spiagge di Follonica, l'11 febbraio scorso. "Dal momento del ritrovamento ci siamo messi in  contatto con le autorità – racconta ancora Diana Proia –, anche se alcuni indizi sembrerebbero escludere che si tratti di nostro padre, non ci è stata mai data la certezza ufficiale che sia veramente così". Sul corpo venne ritrovato un calzino di spugna bianco, simile a quelli usati da Antonio Proia, ma la famiglia non è stata chiamata a riconoscerlo, nè a fare la prova del dna, per fugare ogni ragionevole dubbio. "Vorremmo avere risposte più certe – racconta Diana - forse non è nostro padre, ma nessuno ad oggi lo ha completamente escluso. Mi chiedo se si arriverà mai ad avere delle certezze sul quel corpo, come se qualcuno, oltre a noi, si stia chiedendo come mai non c’è nessuna traccia di nostro padre in quel bosco".
Le ricerche di Antonio Proia si sono prolungate nei mesi, grazie sopratutto al prezioso apporto del Volontariato di Protezione Civile. "Ci siamo sentiti abbandonati dalle istituzioni – si sfoga la figlia Anna Rita – le stesse che mio padre come Carabiniere ha servito per tutta la vita e che hanno deciso lo stop ufficiale alle ricerche. Ci hanno detto di rassegnarci, che tanto verrà trovato per caso. Vorrei far provare a loro tutto quello che stiamo passando. Ringrazio tutti i volontari che finora ci hanno aiutato, mostrando un lato umano che certo manca a molti rappresentanti delle istituzioni". Purtroppo l'ultima nota dolente arriva proprio dal volontariato di Protezione Civile, che con il decreto RT n° 5749 dal 1 febbraio 2014 vede escludere la ricerca persone scomparse dalle attività di protezione civile per cui è previsto un rimborso spese, a meno che non collegate direttamente ad eventi calamitosi specifici. La famiglia continua a fare appello a chi frequenta quella macchia per passeggiate a cavallo, trekking, bicicletta o qualsiasi altra cosa, di prestare attenzione a qualsiasi cosa che corrisponda agli indumenti del proprio congiunto, che al momento della scomparsa indossava: un cappellino celeste con la tesa, un giacchetto grigio, jeans, scarpe da ginnastica bianche e un orologio di metallo grigio con le lancette.

 

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