Grosseto: Salutiamo con soddisfazione la bocciatura dell'impianto a biomasse di Santa Rita. Finalmente le autorità competenti hanno avuto il coraggio di dire “no” ad un progetto totalmente campato in aria, e privo dei più elementari criteri di logicità. Gli impianti a biomassa non possono alimentarsi con la legna dei boschi, e questo per una banale questione di libero mercato: il prezzo della legna da ardere è più del doppio di quello della biomassa da cippato. Questo perché il prezzo di macchiatico e i costi delle operazioni di taglio ed esbosco per la legna da ardere dei boschi, sono molto più alti di quelli per le biomasse. Sono del tutto prive di senso, quindi, le previsioni di quei tecnici compiacenti, che affermano vagamente come la biomassa necessaria a tali impianti possa reperita dai boschi circostanti. Per fare un esempio, l'impianto di Santa Rita avrebbe avuto bisogno di ben quattrocento ettari di bosco ogni anno. Bastano queste elementari considerazioni per far nascere il sospetto che poi, una volta avviato l'impianto, ben altro vi sarebbe bruciato dentro.
La combustione della legna è comunque un problema sanitario: si stima che il 30% del PM10 derivi dalla sua combustione. I fumi contengono poi anche diossina ed altri idrocarburi policiclici. I caminetti e le stufe sono gli impianti più inquinanti, per la combustione a bassa temperatura che avviene al loro interno. Più efficienti sono le caldaie a legna e gli impianti a biomassa. Ma questi ultimi sono ammissibili solo in una logica di piccola produzione, come avviene oggi anche in molte realtà alpine: non mega-impianti di grande potenza, quindi, capaci solo di degradare il territorio e depauperarlo delle risorse, ma piccoli impianti a servizio di aziende agricole o paesi. Questi, se ben dimensionati e ben inseriti paesaggisticamente, consumerebbero meno combustibile, e produrrebbero meno inquinamento della somma dei fumi che escono da tutti i comignoli.
Come quelli a biogas, anche questi impianti sono stati pensati per chiudere alcuni cicli produttivi, e per usare sottoprodotti non pericolosi che altrimenti andrebbero considerati come rifiuti da smaltire. Ed invece, a causa di una politica incapace di definire un valido piano energetico, la situazione è sfuggita di mano, e questi impianti nascono con il solo scopo di accaparrarsi gli incentivi. É assurdo reperire biomassa dai boschi e dalle colture dedicate, come il mais, quando in agricoltura ne vengono sprecate a tonnellate. Si pensi ad esempio a quante potature o a quanti sfalci vengono bruciati ogni anno nei nostri campi, oltretutto con danno alla salute, pericolo di incidenti sulle strade e di incendi boschivi. Non sarebbe più saggio usare questo materiale, prima di devastare i boschi o bruciare rifiuti plastici? Non sarebbe meglio far fermentare i sottoprodotti dell'agricoltura e dell'agroindustria, piuttosto che il mais, la cui coltivazione prosciuga le falde e i corsi d'acqua? Non sarebbe più opportuno coprire coi pannelli fotovoltaici le superfici industriali, piuttosto che quelle agricole?
Tra i cittadini c'è ancora molta confusione tra i concetti di energia rinnovabile ed energia pulita. Biomasse, biogas, geotermico, fotovoltaico eolico, ecc... sono tutte energie rinnovabili, ma non necessariamente sono pulite. Le biomasse e il geotermico inquinano l'aria, e causano malattie molto gravi. Il biogas è inquinante se al suo interno entrano sostanze contaminate. Ma chi controlla quello che entra ed esce da questi impianti? In ogni caso, le colture intensive necessarie ad alimentarlo, impoveriscono il terreno e consumano troppa acqua. Il solare e l'eolico non hanno emissioni, ma possono inquinare il paesaggio, producendo danni economici agli interessi collettivi del territorio e abbassano la qualità della vita.
Gli imprenditori agricoli più accorti hanno ben capito come la presenza di questi impianti nelle campagne abbassi il valore immobiliare dei loro fondi, e comprometta le loro potenzialità economiche: chi potrà più esercitare agriturismo se a due passi da casa c'è un impianto che emette fumi o miasmi maleodoranti? Quanto meno valgono le nostre casa se, nel panorama ameno di piane e colli che si gode da ogni angolo della nostra provincia, cominciano a spuntare cupole verdi simili a funghi, campi ricoperti di vetri neri, comignoli sputano fumo?
I cittadini cominciano a capirlo, e nuovi comitati nascono in ogni angolo di territorio. Questa presa di coscienza del valore della propria terra e della propria vita è la più vasta rivoluzione di politica partecipata che si ha in Italia dagli Anni Sessanta, e va salutata come un grande momento di crescita civica.
Il Presidente della Sezione di Grosseto di Italia Nostra Scola Michele

