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Giogio, chi ha vissuto gli anni 60 se lo ricorda

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Quanti di coloro che hanno avuto la fortuna di vivere i mitici anni sessanta, si ricordano di Grosseto com’era e dei personaggi che hanno caratterizzato quel periodo.  In quegli anni vivevo nella mia casa natia in via Privata Friuli, e dalle sue finestre potevo vedere un ampio piazzale dove in un angolo erano posizionati i contenitori dell’immondizia. Mi capitava spesso di notare una persona che frugava tra i rifiuti: era un omino basso, capelli corti, barba rada ed incolta; vestito con un cappotto grigio che portava anche d’estate; all’altezza delle tasche due rigonfiamenti per cui stentava a muovere le gambe, scarpe da ginnastica in tela. Aveva sempre con sé un sacco ed un lungo ferro. Lo chiamavano Giogio. Non ho mai saputo come si fosse chiamato veramente, da tutti era conosciuto con quel nomignolo,e mia madre, quando ero piccolo usava questo personaggio per incutermi paura: se combinavo qualche marachella  mi diceva che Giogio mi avrebbe portato via.

 

Da grande invece ho ritrovato spesso questo pover’uomo, non del tutto normale, che reagiva a sassate quando qualche ragazzo lo prendeva in giro. Nessuno lo voleva vicino perché estremamente sporco e pieno di croste sulla testa; girava tutto il giorno per la città, che allora era molto più piccola, frugava nei secchioni della spazzatura cercando qualcosa da portare via. Rimediava un piatto di minestra dalle suore del Sacro Cuore o in qualche ristorante della città il cui proprietario si muoveva a compassione. Portava con sé sempre un piatto, un bicchiere in alluminio ed una forchetta, mangiava con quegli “arnesi” sempre sul marciapiede. Nessuno lo faceva entrare.
Andava a dormire in un tugurio nei locali del Cassero, e si racconta che avesse messo da parte un piccolo tesoro con le elemosine che rimediava; questa voce si era sparsa per la città e tante volte i ragazzi lo prendevano in giro chiamandolo “quadrinaio”. Giogio in quel caso andava su tutte le furie cercando di colpirli con il ferro che portava sempre con sé e che teneva in mano, altre volte frugava nel sacco tirando fuori alcune pietre che scagliava contro coloro che lo sbeffeggiavano.
Non ricordo di averlo mai visto giovane, l’immagine che conservo di lui è precisamente come è ritratto nella foto. Sembrava nato già vecchio e che il tempo per lui si fosse fermato.
È morto nel 1975 investito da un auto, sulla senese nei pressi dell’ospedale della Misericordia. 
Solo da grande ho saputo che il suo vero nome era Angiolo Innipotenti ed era nato nel 1902 a Cortona. Un personaggio davvero singolare, il primo clochard vissuto nella nostra città.
         

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