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“Prendiamoci cura degli stranieri e di chi ha bisogno, basta con l'indifferenza. Alcune colpe sono anche nostre”

Amedeo Gabbrielli di Fare Grosseto riflette sulle parole del Vescovo Cetoloni e sui problemi degli immigrati

Redazione
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Grosseto: Anche Fare Grosseto si unisce all’invito forte di Papa Francesco e di sua Eccellenza Rodolfo Cetoloni allagiornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, nel Medio Oriente e nel mondo intero.

“Sono belle e significative le parole scritte nella lettera del nostro Vescovo – scrive Amedeo Gabbrielli - 'Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza', 'L’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e sentire parole di speranza e di pace', 'Non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come ad un fratello e di intraprendere con coraggio e con decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione' sono frasi ed inviti importanti. Purtroppo oggi l'indifferenza e l'intollerranza spesso dilagano nei cuori”.
Sempre secondo Gabbrielli “L'accoglienza verso lo straniero non é più come era nell'antichità, quando veniva considerata una sacralità. Noi occidentali abbiamo molte responsabilità, e se    nel nostro Paese stanno arrivando migliaia di immigrati da mondi poveri come l'Africa, è anche colpa nostra... perchè abbiamo sempre sfruttato questi territori e continuiamo a farlo. Occorrebbe più amore verso il nostro prossimo, dovremmo iniziare a parlare di più con gli stranieri. Se vogliamo che loro amino le nostre città, dobbiamo insegnargli ad amare. Per sapere amare occorre prima sentirsi amati”.
“Inoltre rendiamoci conto che la maggioranza di queste persone – continua l'esponente di Fare Grosseto - vive  in condizioni impossibili, adattandosi a svolgere lavori umilianti e a volte anche illegali,  però, anche questa volta, la colpa é solo la nostra... perchè li consideriamo dei fantasmi e non ci facciamo mai carico della loro situazione e delle loro difficoltà.
Chiariamo, nel nostro Paese ci sono delle regole e tutti devono osservarle, compresi gli stranieri, però non possiamo continuare ad essere indifferenti di fronte a chi soffre e chiede aiuto. La cultura dell’incontro, la cultura del dialogo; questa è l’unica strada per la pace”.

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