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ITALIA NOSTRA, l'ennesima prodezza delI'assessore Monaci

Redazione
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In Maremma, e a Grosseto in particolare, sopravvive ancora, e stenta a morire, un modello di governo della cosa pubblica improntato su concetti brutalmente utilitaristici: vanno bene, in base a questo modo di ragionare vetero-sovietico, solo le cose immediatamente, tangibilmente utili. Un albero di pere dà dei frutti buoni da mangiare, dunque è utile. Un pino, invece, sporca la strada, rovina l’asfalto,  macchia le auto in sosta con la resina e produce a malapena una manciatina di pinoli: dunque è inutile, a meno che non lo si tagli e se ne faccia legna da ardere. Cosa in cui l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Grosseto Giuseppe Monaci,  infatti, è maestro. 

L’assessore è un illustre rappresentante di questo modo di pensare. La gente, per esempio, si lamenta del verde pubblico abbandonato, e delle rose lasciate ingiallire in piazza della Palma? «L’impianto per irrigare non c’è più, “ dichiara prontamente Monaci.  “E’ stato smantellato dai vandali. Rifare un’installazione di quel tipo e spendere 20 mila euro ha senso solo entro un disegno che miri alla pedonalizzazione dell’area». L’area, però, non si pedonalizza, i vandali non si combattono come si dovrebbe,  e dunque le rose possono tranquillamente  seccare. Tanto non è roba che si mangia.
Il verde sulle Mura è in condizioni pietose? Monaci ha la risposta pronta:  la cooperativa cui è affidata pulizia e decoro dell’antica  struttura, ha il contratto scaduto da marzo. “A febbraio eravamo già pronti con l’appalto,” dichiara ,l’assessore, “ma non c’era la disponibilità di bilancio necessaria. Siamo succubi di procedure farraginose”. Il cerchio si chiude: prima la politica crea infernali congegni burocratici che paralizzano tutto (compresa, si noti, la necessaria punizione dei vandali e dei nullafacenti), poi giustifica la propria inerzia dando la colpa alle “procedure farraginose”.
Ma c’è una questione che ha consentito all’assessore Monaci di superare se stesso, sfolgorando nel cielo grigio della politica grossetana come una stella cometa: le fontane pubbliche di Grosseto, ormai in crisi perenne di funzionamento e di manutenzione.  Particolarmente scandalosa è la situazione della fontana di piazza Rosselli, la centralissima, rappresentativa piazza dove ha sede la Prefettura e il Palazzo delle Poste. La povera fontana è da tempo senz’acqua, ed è usata dai soliti vandali come discarica di immondizie di ogni genere. I cittadini hanno protestato, ma subito sono stati zittiti dalla risposta dell’amministrazione: noi abbiamo provato a ripulire la fontana, ma i vandali tornano a sporcarla subito. Non possiamo permetterci la spesa per le continue ripuliture. Dunque chi se ne frega, la fontana di piazza Rosselli, meglio conosciuta dai grossetani col nome di “Piazza della Vasca”, rimanga pure nella sua condizione di discarica pubblica. E qui, detto tra parentesi, si ripropone la questione vandali. La Polizia Municipale di Grosseto conta una nutrita schiera di agenti, attivissimi nel fare multe per i divieti di sosta. Perché gli  stessi agenti non esercitano la necessaria opera di sorveglianza e di repressione anti-vandali?
L’assessore Monaci, anche in questo caso,  non ha perso l’occasione di mantenere un decoroso riserbo. Anzi, si è prodotto in un’uscita davvero clamorosa.  «Privilegio le opere per la sicurezza, dunque non posso spendere 60 mila euro per rifare gli impianti di una vasca» ha dichiarato  Monaci, alludendo alla famosa fontana di piazza Rosselli. “Inoltre” ha proseguito l’assessore, “l’esperienza c’insegna che le fontane a ricircolo non funzionano. Senza parlare della manutenzione, impossibile da garantire con i soldi che abbiamo».  E’ un cane che si morde la coda, insomma: è ovvio che le fontane a ricircolo non funzionano, se non ci metti i soldi per la manutenzione.  Ma ecco la sbalorditiva soluzione escogitata dal fantasioso assessore: “riempire le fontane di terra”.
Appare qui, in tutta la sua sciagurata  evidenza, l’incapacità della nostra classe dirigente di capire il significato e i valori dei beni che ci appartengono e che ci identificano.  Le fontane sono una delle tante meraviglie urbanistiche inventate dagli antichi  Romani, i quali, giustamente, avevano il culto dell’acqua, e ne riconoscevano non solo il valore di utilità pratica, ma anche il valore di bene capace di dare gioia e benessere psico-fisico.  
Le fontane, con i loro getti spumeggianti, con la sensazione di frescura e di vivacità che emanano, sono punti di attrazione in grado di rendere più bella e più piacevole qualunque città. Senza parlare di città come Roma, che devono in buona parte  la loro fama alla bellezza di celebri capolavori artistici come la fontana di Trevi, un autentico simbolo della città capace di attrarre folle di turisti.
Ora, la Vasca di Grosseto non è certo in grado di competere con simili capolavori, ma era comunque in grado, con il suo azzurro specchio d’acqua e la candida, briosa  colonna che si innalzava verso il cielo, di dare un significativo contributo all’immagine e all’identità della città. La pensata dell’assessore di riempirla di terra, mettendoci a dimora quattro rosmarini e un ulivo sghembo, è il segno tangibile dell’insensibilità culturale  dei nostri amministratori. La bellezza dei paesaggi, naturali ma anche urbani,  non è roba immediatamente commestibile, ma è ugualmente preziosa - e alla fine concretamente utile – perché è uno degli indispensabili pilastri sui quali si regge il turismo, che è la vera, principale risorsa di un paese come l’Italia, e per la Maremma è una vera e propria ragione di vita.
Chi non capisce queste cose, e per non voler spendere 60 mila euro per il ripristino di una bella fontana,  lascia che si trasformi in un immondezzaio, e alla fine, incapace anche di gestire il deposito di rifiuti, propone di interrare il tutto, dimostra di essere idoneo, più che ad amministrare la città, a svolgere, per l’appunto, un’attività lavorativa nel settore agricolo. 

Michele Scola, presidente della Sezione di Grosseto di Italia Nostra

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