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Rabazzi (Cia): "Essere un pastore non è un reato, pretendiamo tutele"

“Non possiamo più accettare questi attacchi, le aziende sono sull'orlo della chiusura"

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GROSSETO - "Ennesimo attacco da parte dei predatori: 8 le pecore sgozzate mentre i danni al resto del gregge sono incalcolabili.”  Indignato Enrico Rabazzi Vicepresidente toscano e Presidente di  Grosseto Cia ( Confederazione Italiana Agricoltori ) alla notizia dell’ultimo attacco a un gregge.

"L’ultima, azienda ma solo in ordine di tempo vittima della voracità dei predatori è quella di Marco Comandi di Scansano. Ma in verità non c’è giorno che passi che sul mio tavolo non arrivi una segnalazione di questo tipo. Le nostre migliori aziende, già in ginocchio a causa della pesante tassazione, stanno decidendo di chiudere. Questo nell'indifferenza generale e mentre ci stiamo organizzando per mostrarci al mondo con Expo.  Mi chiedo” continua Rabazzi “ dove sono tutti coloro che si indignano dinanzi alle crudeltà fatte agli animali da compagnia, dove sono coloro che chiedono pene severe per chi maltratta gli amici a 4 zampe? Forse le pecore sono animali di serie B ? Forse le pecore non soffrono quando vengono sbranate o peggio non hanno diritti perché sono proprietà dei pastori una categoria giudicata non degna ? Questa situazione non può più essere accettata. Come Cia abbiamo sottolineato l’urgenza del problema, abbiamo parlato con istituzioni e tecnici, ci siamo sempre resi disponibili al dialogo, ora però diciamo chiaramente che non è più possibile attendere oltre."

"Se non si vuol considerare l’umiliazione e  il danno, che non è mai solo economico, che questi attacchi recano al pastore, si voglia almeno prendere atto di cosa rappresenta la pastorizia per il territorio. Abbandonare la pastorizia significa, se qualcuno non se ne fosse ancora reso conto, non tutelare un territorio, lasciarlo incolto e in balia delle intemperie e alle calamità. Per questi motivi” conclude il Presidente  “chiediamo che si accelerino i tempi per la messa in atto del piano di cattura. Nel frattempo esigiamo che la politica ci dia ascolto e che,  in collaborazione con tutti gli attori coinvolti, si trovi una soluzione che consenta alle pecore di vivere in sicurezza e agli agricoltori di poter continuare a fare il loro lavoro e non ultimo al territorio di essere presidiato.”

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