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Salvataggio banche

La penna ferisce più della spada

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Civitavecchia. Un uomo ha deciso di abbandonare questo mondo; mondo che, probabilmente, non ha sentito più come suo. Travolto dallo scandalo delle banche in crisi, un uomo ha trovato il coraggio di dire basta. Il gesto estremo, non condivisibile, ne tanto meno giustificabile, probabilmente dettato dalla disperazione di vedere svanire nel nulla il lavoro di una vita, deve farci riflettere.

A dirla tutta, credo che sia nostro dovere farlo. Non voglio assolutamente dire che certi provvedimenti urgenti, presi per salvare un sistema, siamo stati affrontati con leggerezza.

La necessità di scongiurare mali maggiori ha fatto agire in fretta, forse impedendo di valutare fin nel minimo dettaglio le conseguenze.

Giusto ricordare che se non ci fosse stato un intervento perentorio quelle banche sarebbero fallite, dissolvendo i risparmi di molti.

Giusto, sbagliato, non ho idea; l’unica certezza la conosciamo tutti. Regole troppo rigide dettate dall’alto, disposizioni intransigenti, che spesso portano con se la conseguenza di far male proprio alle persone che dovrebbero proteggere.

Ma quali sono i veri responsabili? Forse coloro che hanno dovuto agire nell’emergenza per scongiurare il peggio, oppure quei personaggi che avevano il compito di vigilare, di tutelare la povera gente come noi.

La risposta ? No comment.

Ancora una volta abbiamo compreso che siamo solo della mucche da mungere, delle pecore da spingere da un posto all’altro solo per convalidare, per dare valore legale a decisioni prese a tavolino. Nell’era moderna della civiltà ci vuole ancora  il sacrificio di uomini e donne per far capire che ogni decisione presa si ripercuote sulla nazione, sulla gente, che vive fuori dalle dinamiche dei palazzi.

Basta, dobbiamo urlare basta.

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