SIENA - Al Teatro dei Rozzi di Siena è andata letteralmente in scena la rappresentazione finale del canovaccio attorno al quale non solo i tecnici, ma l’intera comunità delle tre province del Sud Est della Toscana, scrivono la nuova organizzazione della sanità.
Un modello che oggi si potrebbe definire “2.0” grazie all'interlocuzione continua fra la Regione (che ha il compito istituzionale di governare il sistema con leggi e provvedimenti) le strutture manageriali delle nuove aziende sanitarie (da 12 a 3), i portatori di interessi sociali, gli amministratori locali, le associazioni di volontariato, ai sindacati e tutti gli altri soggetti coinvolti nei mille ambiti di azione delle Asl stesse.
Per il sindaco di Siena, Bruno Valentini, che ha fatto gli onori di casa, “il faro della riforma sanitaria sia non solo la riorganizzazione e la razionalizzazione economica ma i servizi ai cittadini, perché ciò che i cittadini chiedono ai sindaci è avere a disposizione una sanità d'eccellenza, che non induca ad andare altrove e garantisca una netta riduzione delle liste d'attesa. Un territorio così vasto esige una articolazione diffusa di presidi locali, a cominciare dalla rete dei servizi 118, di pronto intervento. Sanità è qualità della vita ma anche ricchezza, per gli intrecci con la ricerca, l'Università, gli investimenti nella farmaceutica e nei vaccini. È competitività sociale ed economica. Il tema della sede – ha sostenuto Valentini - che per noi è abbastanza lineare individuare a Siena, sia per motivi di baricentro geografico che di vicinanza con l'ospedale universitario, va comunque posto entro un ragionamento che comprenda anche le istanze e gli interessi delle altre province. Se vogliamo evitare che la Regione decida per noi, i sindaci delle province di Siena, Arezzo e Grosseto devono serenamente confrontarsi sulla pianificazione di area vasta, che comprenderà oltre alla sanità, altri temi come i rifiuti, il gas, l'acqua, le Camere di Commercio, le sedi universitarie periferiche, i collegamenti infrastrutturali, ecc.”
La conferenza dei servizi di Siena ha visto la presenza eterogenea di amministratori delle tre province, del difensore civico regionale, dell’assessore regionale alla sanità, dei rappresentanti del volontariato.
Arriva come atto conclusivo di tre importanti momenti sviluppati da fine ottobre ad oggi prima a Grosseto, poi ad Arezzo ed infine a Siena. Occasioni di valutazione dell’esistente, dei programmi, dei processi da percorrere per rendere omogenei i servizi per tutti i quasi 900 mila abitanti di questa parte di Toscana. Una grande riforma e non una rivoluzione. Con l’obiettivo chiaro di migliorare e non di “razionalizzare” con i tagli. Ormai come un refrain è stato confermato e dato per acquisito, che non ci saranno chiusure di ospedali, non ci saranno cancellazioni di sedi e servizi. Con una Toscana da due anni ritenuta ai vertici nazionali di qualità dell’offerta garantita ai cittadini, il desiderio di rivedere l’organizzazione è per innovare, per adeguare alle mutate esigenze delle popolazioni (che per fortuna vedono un allungamento delle vita media di due anni e più, ogni dieci anni) l’offerta dei servizi e la proposta complessiva di un diverso modo di affrontare lo stato di benessere e le cure quando necessarie dei cittadini di ogni età e condizione.
Il coordinatore della difesa civica nazionale Lucia Franchini, ha plaudito al metodo della consultazione e del confronto permanente e ha sottolineato il bisogno reale di superare le disuguaglianze ancora esistenti, che non paiono dovute alla organizzazione del servizio, ma al luogo di residenza. Per questo ha condiviso, e sarà oggetto di attenta valutazione, il progetto di garantire i diversi servizi a tutti i cittadini, con un approccio proattivo verso coloro che hanno minore accesso, dovuto alla distanza, al ceto sociale, all’età, al livello culturale.
Il commissario d’area vasta Enrico Desideri ha illustrato in sintesi, mettendo poi a disposizione delle rete (e quindi da tutti riutilizzabili, implementabili e passibili di correzioni nei giorni e settimane a venire), le 100 indicazioni che i professionisti delle tre Aziende hanno redatto come obiettivi da raggiungere per il concreto miglioramento dell’offerta.
“Un vero e proprio programma costituente – ha commentato Desideri - nato dagli operatori che ogni giorno si confrontano sul campo con i bisogni degli utenti, gli strumenti e le risorse a loro disposizione, con valutazioni professionali anche dei modelli organizzativi. Programmando la futura organizzazione troviamo in queste 100 idee la conferma del bisogno di una serie di cambiamenti, aggiustamenti, correttivi, ma soprattutto di percorsi da seguire per non trovarsi anche in una fase transitoria, in difficoltà quando le tre attuali aziende saranno una sola.”
Questi professionisti hanno sostanzialmente validato ciò che emerge dalle direttive regionali: un sistema di questa natura e proporzioni, è sostenibile, e soprattutto funzionale al suo obiettivo di salute, se migliora la capacità di relazione con gli utenti. Territorio (sempre più un soggetto forte e quotidiano dell’offerta e della gestione) e rete degli ospedali (ognuno, da quelli con pochi posti letto al policlinico e agli ospedali di valenza provinciale) con le proprie competenze e specificità devono interagire seguendo sempre il paziente. La ricerca e la formazione non più solo prerogativa della sola Università, ma frutto di un interscambio continuo con i professionisti della Asl territoriale. Temi ripresi con forza dalle associazioni di volontariato e dai sindacati, che, dal loro punto di vista, hanno calcato la mano sul problema dei precari, delle piante organiche e delle liste di attesa.
L’assessore Stefania Saccardi, dal palco del Teatro, dopo aver apprezzato il percorso partecipativo nei fatti e non solo sulla carta, con il coinvolgimento diretto dei dipendenti (“la vera forza del sistema sono le persone, non gli strumenti”), ha ricordato che la sanità è responsabile solo del 20% degli esiti di salute. “Assieme alla sanità – ha sottolineato - i cittadini ritengono fondamentali per la qualità della vita anche l’ambiente, le condizioni di vita, le politiche sociali, l’occupazione, le relazioni: noi dobbiamo saper rispondere anche con questa riforma ad un modo di percepire la vita che fa della Toscana l’eccellenza in Italia e nel mondo. Per questo sono certa che la scelta giusta da noi fatta è quella di riformare il sistema, per esempio mettendo per la prima volta insieme assistenza sociale e assistenza sanitaria”.
La presa in carico vera del paziente è ciò che conta. Tutti partecipano a questa sfida. Amministratori regionali, ma anche tutti i sindaci e con loro la grande forza dei lavoratori di queste aziende. “Chi sceglie di fare il medico, l’infermiere, il tecnico sanitario e tutti gli altri, non lo fa solo per lo stipendio, ma ha qualcosa di più, ed è il senso della responsabilità del proprio ruolo sociale; ed è questa la differenza che noi intendiamo sempre più valorizzare”.
La continuità territorio-ospedale-territorio, la gestione delle cronicità, la sburocratizzazione e la gestione dei pazienti senza inutili passaggi: “ci proviamo – ha detto Saccardi – senza presumere di avere la bacchetta magica, ma impegnandoci nei reinventarsi. Sulle liste di attesa, ad esempio, non ci siamo proprio: si deve cambiare e si deve senza indugio passare al metodo per cui dove si prescrive, si prenota ” .
E ancora: “Se il territorio intercetta i bisogni dei cittadini, diminuisce la pressione sugli ospedali, sui pronto soccorso: questi lavorano meglio e i cittadini stanno meglio. E quando vengono dimessi dall’ospedale, devono essere seguiti e non abbandonati a se stessi: ad esempio, se serve un posto in Rsa, ci deve essere chi lo decide e chi glielo fornisce. Stessa cosa per le cure a domicilio. Per i sindaci, il volontariato, la Regione, le Asl, vedo un ‘dovere di alleanza’ per ragionare sui problemi delle persone e su come trovarvi soluzione. È una sfida per tutti”.
Il passaggio delle Asl da 12 a 3 servirà a ridurre le differenze fra un territorio ed un altro, ma soprattutto a rendere fruibili a tutti le eccellenze oggi non diffuse a sufficienza: la costruzione delle reti fra i servizi (e dove è stata attivata ci sono le prove certificate) garantisce una crescita della qualità e dell’equità.