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Nella settimana dei ricordi la testimonianza diretta dei giorni dell'alluvione: "In giardino crollò tutto, tranne la statua della Madonna"

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ORBETELLO – Ad un anno passato dall'alluvione di Albinia i ricordi sono ancora vivi nelle persone che subirono i danni della forza dell'aqua, ma anche in quelle che, mosse soltanto da spirito di abnegazione e desiderio di aiutare gli altri, si recarono volontariamente nelle zone colpite.

“Era lunedì e mi stavo recando a Roma per lavoro – racconta M., volontaria della Croce Rossa Italiana – all'altezza di Albinia vidi il campo di calcio allagato, con l'acqua che superava la porta, chiamai la nostra sala operativa per informarli, mi dissero che l'acqua era tracimata in più punti e che presto ci sarebbe stata una nuova bomba d'acqua”.

M. rimase bloccata 2 giorni a Roma, perchè l'alluvione aveva spazzato via la ferrovia, mezz'ora dopo che il suo treno era transistato, soltanto con una lunga deviazione da Firenze riuscì a raggiungere Grosseto.

“Ero stremata dopo il ritorno, ma sapevo che c'era bisogno di una mano – continua a ricordare M. - quindi ho incominciato a dividermi tra la sala operativa e la zona di Albinia, a seconda delle esigenze di servizio. La mia esperienza nei soccorsi speciali mi ha aiutato, ma sono stati giorni di acqua, ansia e fango, per molto tempo non ho ricordato altro, il nervoso causato dalla stanchezza è stato tremendo.”

“La gente, spesso non si rendeva conto d'aver bisogno di aiuto – racconta ancora M. - quando ci fermavano per fare delle verifiche avevano grossi problemi con l'acqua e sopratutto il fango, ma non riuscivano a vederlo”.

Nella testimonianza di M. non manca un curioso aneddoto, di natura “religiosa”: “Ero intorno ad una casa, a ridosso del tratto più grande dell'argine che si era rotto ed una marea d'acqua aveva invaso il giardino, raggiungendo l'altezza delle finestre. Il fiume aveva sradicato alberi, portato via auto e mezzi pesanti, spazzato via staccionate e in alcuni tratti portò via l'intero manto stradale. Solo una cosa aveva resistito alla furia dell'acqua – rammenta M. - la statua di una madonna posata in giardino. Un'anziana signora me lo raccontò, non ci pensai molto, perché non sono credente e scettica per natura, così senza farmi accorgere la toccai, era solo appoggiata sul piedistallo, senza essere cementata, situata proprio nel punto del giardino in cui il fiume aveva rotto l'argine. La signora raccontò poi che il vescovo passò di lì per verificare di persona la storia”.

Un'esperienza che si aggiunge a quella di molti altri volontari, che in quei giorni non si risparmiarono per aiutare il territorio e la popolazione colpita dal disastro.

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