ORBETELLO - Continua il nostro servizio sulla scia dei ricordi di chi, animato dallo spirito del volontariato, andò a prestare soccorso nella zona di Albinia durante il tragico evento di un anno fa.
D. è un volontario della Vigilanza Antincendi Boschivi, associazione che tra le prime arrivò sui luoghi del disastro, da tutta la Toscana, a prestare opera di assistenza.
“Ho vissuto personalmente l'alluvione nella mia città, era il 1984 – racconta –, eravamo soli e arrivarono pochissimi aiuti. Dopo quell'esperienza, mi promisi che la gente non sarebbe stata abbandonata come era successo a me e a molti altri tempo fa. Quando arrivai ad Albinia, fui inviato verso la periferia, dove ancora un intero quartiere aveva l'acqua che lambiva il piano terreno dei palazzi. Le idrovore furono in funzione per tutta la giornata, senza sosta, l'acqua cedeva pochissimo terreno perchè le fognature erano piccole e costruite con criteri sbagliati, la gente del posto ogni tanto ci interrogava sul tempo, su quanto ci sarebbe voluto per tentare di salvare qualcosa negli scantinati, se i serbatoi di acqua potabile erano stati inquinati. Tutte domande alle quali non potevo rispondere, se non parlando con loro cercando di tranquillizzarli.”
Anche una semplice operazione in mezzo ad un intervento di soccorso infatti può diventare ardua, ma il risultato si può ottenere solo con la cooperazione di tutti, come sottolinea il nostro testimone: “Vidi arrivare da me un vigile del fuoco, abbastanza preoccupato, che mi chiese se sapevo far arrivare del gasolio per il funzionamento di un'idrovora. Mi spiegò che non riesciuva a mettersi in contatto con la loro unità logistica a causa delle troppe richieste di aiuto, così con la mia radio chiamai il coordinamento volontariato, spiegando la situazione e chiedendo con urgenza l'invio del carburante. Dopo 5 minuti venne consegnato, e mi guadagnai il grazie del vigile: una cosa non poco conto per un volontario”.
Ci furono infatti anche tanti, senza divisa, senza associazione, che in quei giorni dimostrarono un alto valore civile, spesso a dispetto della loro età. D. li ricorda così: “Ero fermo con un autobotte ad un incrocio, aspettando di procedere per rifornire di acqua pulita alcune abitazioni, quando un gruppo di ragazzi mi passò vicino. Erano sporchi, alcuni senza guanti e con le mani intrise completamente di fango. Li chiamai e li feci avvicinare ad un rubinetto della botte, per far loro sciaquare almeno le mani. Uno di loro aveva un taglio e così presi il disinfettante liquido che portavo sempre con me. Mentre gli pulivo le mani, complice forse anche la stanchezza, mi sono commosso, stavo per piangere. Fui salvato dal saluto che mi dettero per proseguire sulla strada”. Una testimonianza che non può che infondere fiducia, nel futuro e anche nel prossimo, verso le persone capaci di poter aiutareun paese a risollevarsi anche nelle situazioni peggiori.