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Andrea Ulmi sulla stagione teatrale: "Basta con Fondazione Toscana Spettacoli"

Il consigliere comunale si schiera contro l'attuale gestione

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GROSSETO - Andrea Ulmi, consigliere comunale, interviene sulla stagione teatrale e la candidatura di Grosseto a capitale della cultura. Questo il comunicato di Ulmi: 

"Lo dicemmo già a chiare note nella campagna elettorale del 2011, presentando il nostro programma per la cultura e in special modo per il teatro: basta con la Fondazione Toscana Spettacoli, che sceglie per noi le cose che dovremmo vedere. Ad avvio della stagione teatrale 2013-2014 lo ribadiamo: basta! In quella campagna elettorale portammo a Grosseto l’attrice Paola Quattrini, che si disse pronta anche a trasferirsi nella nostra città pur di vedere realizzato il progetto di una compagnia professionistica di stanza nel teatro Moderno, in grado di allestire spettacoli ben oltre il periodo novembre-aprile entro cui è confinata la stagione teatrale a Grosseto. Questo ci avrebbe consentito di uscire dai “soliti” circuiti e di agganciarne altri di altrettanta qualità e dal controllo della Fondazione Toscana Spettacoli e favorire scambi produttivi con altri teatri stabili.

Quella proposta è più attuale che mai seppure fin dal 2011 nessuno di coloro che nel centrosinistra si candidavano a governare ancora Grosseto abbia voluto scomodarsi a rispondere ad una nostra proposta concreta, andando invece dritto per la solita strada, senza vista lunga ma confermando l’idea che la cultura resta un terreno da occupare, più che una leva di crescita del territorio. In tempi di crisi invece dovremmo essere coscienti che favorire la cultura soprattutto locale non è solo motivo di crescita e consente di tenere alta l’attenzione sulla dimensione interiore degli individui, ma può essere anche strumento di occupazione.  A Grosseto non ci sarebbe stato bisogno neppure di inventarsi nulla, dato che dal 2000 esiste un Teatro Stabile. Nato come compagnia teatrale, si è subito distinto ricevendo importantissimi riconoscimenti: nel 2003, con decreto ministeriale, il titolo di Teatro stabile di innovazione; nel 2004, dalla Regione, Ente di rilevanza nazionale. Il Teatro stabile di Grosseto si è fatto promotore anche di significative iniziative come il premio “Giorgio Gaber per le nuove generazioni”, manifestazione europea ospitata negli ultimi anni ad Arcidosso richiamando migliaia di studenti e il progetto “Prima Fila” in collaborazione con la fondazione Bertelli. Nel 2003 l’Amministrazione Antichi concesse il patrocinio e l’uso del teatro degli Industri per le rappresentazioni teatrali, la scelta fu immediatamente attaccata dagli allora Ds, che presentarono un’interrogazione, tradendo il fastidio per un’istituzione culturale non controllata e non controllabile. Da quando il centrosinistra è tornato ad amministrare la città la Fondazione Toscana Spettacoli è diventata l’unico soggetto titolato a mettere mano al nostro cartellone e non è che faccia beneficienza, ma viene profumatamente pagata dal Comune (cioè da tutti noi grossetani) per allestire una proposta. Se invece sfruttassimo il Teatro Stabile risparmieremmo e saremmo nelle condizioni di destinare ulteriori risorse sempre alla cultura o ad altro settore della vita amministrativa.
A distanza di anni l’idea di un Teatro stabile è più importante che mai, ma soprattutto è più opportuno che mai avviare un serio dibattito in questa città sulle istituzioni e attività culturali, perché non c’è nulla di peggio che l’abitudine nei metodi e nella sostanza, dettata a volte da pigrizia istituzionale, altre volte da situazioni di monopolio di fatto che uccidono il libero confronto delle idee e delle sensibilità col rischio di una omologazione del pensiero, che è la morte della cultura. E’ proprio questo andazzo che ha imposto a Grosseto l’acquisto del Moderno, un’operazione che costa alla collettività milioni di euro, una svenatura che non ci ha fatto fare il salto culturale promesso, ma sta servendo soprattutto come location per il processo a Schettino. E’ sempre questo andazzo ad aver fatto guardare dall’alto in basso alla proposta di due privati, Cont e Serra, di candidare anche la Maremma a capitale europea della cultura. Era un progetto utopistico e affascinante che le istituzioni hanno snobbato e oggi che la Maremma è stata scartata dal Ministero dei Beni Culturali saranno contente…
Ci sta l’Amministrazione ad aprire un confronto serio sul tema? Ci sta a mettere in discussione sistemi consolidati? Ci sta a dare spazio e credito ad una realtà che a Grosseto esiste già da tredici anni? Oppure dovremo continuare a farci dettare l’elenco di ciò che a Grosseto si può vedere in teatro dalla Fondazione Toscana Spettacoli senza un minimo apporto, un intervento critico, una regia locale?"

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