GROSSETO - Ieri pomeriggio, lunedì 24 marzo, la volante è intervenuta in un appartamento cittadino su richiesta del "118", personale del quale era lì giunto per segnalazione di un bambino ubriaco che molestava la madre.
La porta veniva aperta da una 17enne rumena, che affermava di non aver chiesto alcun intervento. Ma, in quel momento, gli operatori udivano delle urla provenire dall'interno della casa: al che, la ragazza scappava di corsa e si nascondeva in una stanza.
Quindi i poliziotti avanzavano cautamente all'interno dell'abitazione e trovavano una donna, che spingeva con veemenza la porta di un'altra stanza per chiuderla, utilizzando i piedi e le spalle, mentre in mano teneva un coltello.
Ma qualcosa, o qualcuno, dall'interno opponeva resistenza: era un ragazzino poi risultato 13enne, che urlava e si dimenava per scappare da quella morsa. La donna, 39enne rumena, sbraitava che era suo figlio 13enne a cui era appena riuscita a togliere dalle mani il coltello perché si voleva suicidare, e che stava tentando di trattenerlo dal compiere ulteriori gesti inconsulti.
Gli agenti, con non poca fatica, riuscivano a far calmare la madre ed il ragazzo, che si andava a rannicchiare sul proprio letto: confuso e disorientato, nascondeva la testa nel cappuccio della felpa.
A questo punto, visto che il bimbo non parlava, la madre prendeva l'iniziativa e raccontava agli operatori che era ubriaco perché aveva bevuto dell'alcool, che lei stessa gli aveva procurato: da una settimana, infatti, ingurgitava birra e vino a ripetizione, perché minacciava di buttarsi dalla finestra se la madre non lo avesse accontentato.
Le condizioni in cui si presentava la stanza confermavano un quadro del genere, visto che ovunque erano sparse lattine di birra, una bottiglia di vino vuota, cartocci di salumi di supermercato, avanzi di alimenti, cartacce, mozziconi di sigaretta e sporcizia varia; in terra, il pavimento era scivoloso a causa di una melma nerastra maleodorante, frutto probabilmente di una mistura fra alcool, cenere di sigarette e polvere accumulatisi. Le finestre erano chiuse e con gli avvolgibili serrati.
Nel resto della casa, invece, nulla di simile.
Il bambino, che dal Giugno 2013 non frequentava la scuola media a cui era iscritto, già segnalato ai servizi sociali, veniva condotto dall'ambulanza del "118", scortata dalla Volante, al Pronto Soccorso Pediatrico, dove veniva ricoverato per le cure mediche del caso, con successiva attivazione del percorso previsto dal protocollo "Codice rosa".
La madre, una 39enne rumena priva di documenti, veniva accompagnata in Questura per gli accertamenti del caso.
Al termine degli stessi, la donna, che mai aveva cessato di mostrarsi stupita del fatto che fosse addirittura intervenuta la Polizia per una situazione del genere, ed a più riprese, per questo, aveva rivolto epiteti ingiuriosi agli operatori, veniva deferita a p.l. all'A.G. per il reato di maltrattamenti in famiglia; mentre per i due minorenni, la Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Firenze disponeva l'affidamento della ragazza alla madre ed il trattenimento del ragazzino in Ospedale, fino all'adozione di eventuali ulteriori determinazioni.