Nulla da fare per il rinvio dell’aumento IVA a gennaio, il Governo preso dalle vicende all’interno della maggioranza, ha deciso di rinviare in virtù di un “chiarimento politico” che il premier Enrico Letta chiederà alle Camere fra oggi lunedì 30 e domani. Era prevedibile che a causa di forza maggiore il decreto pronto in bozza, che stava ad aun passo per essere approvata dal Consiglio dei Ministri di venerdì sera, fosse rimandato daltronde sul capo del Governo pende la "spada di Damocle" della fiducia. “L’aumento dell’IVA ci sarà: in questa condizione non è possibile evitarlo”, ha dichiarato a caldo il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Graziano Delrio, uscendo dal CdM.
La situazione del Governo Letta è andata via viia aggravandosi sempre più nel corso degli ultimi giorni, quando si sono dimessi ben 5 ministri del PDL creando di fatto l'apertura di una crisi di governo. Letta sembra comunque intenzionato a chiedere la fiducia alle Camere, ma la situazione resta molto complicata, l’unica certezza è che nel frattempo si blocca l’approvazione di qualsiasi provvedimento, a partire da quelli economici.
E' arcinoto che il Governo Letta è stato costituito con l'appoggio del PDL quandi presumibile che il caso del voto del Senato sull'esclusione di Berlusconi avrebbe avuto ripercussioni sulla stabilità del Governo. La stabilità dell'esecutivo è stata sin d'ora tenuta insieme più per compassione che per altro, un Governo di tamponamento. Risultato: alto rischio di crisi di governo. Il premier Letta venerdì ha avuto un colloquio con Giorgio Napolitano, incassando il suo sì alla linea della fermezza sulla necessità di una verifica di maggioranza, quindi in serata si è svolto il Cdm, che si è aperto con il premier che, si legge nel comunicato, ha manifestato «l’esigenza ineludibile di ottenere un chiarimento politico e programmatico in Parlamento tra le forze della maggioranza che sostiene il governo.
Chiare ed inequivocabili le parole del presidente del Consiglio: «Dinanzi a noi c’è la necessità di un confronto il più duro e netto possibile. Non sono disponibile ad andare oltre senza questo passaggio di chiarezza. Un’efficace azione di governo è evidentemente incompatibile con le dimissioni in blocco dei membri di un gruppo parlamentare che dovrebbe sostenere quello stesso esecutivo. O si rilancia, e si pongono al primo posto il Paese e gli interessi dei cittadini, o si chiude questa esperienza”. Il comunicato al termine del Cdm di venerdì 27 sottolinea infine che «in attesa del chiarimento si è reputato inevitabile il blocco di ogni decisione governativa su temi, anche rilevanti, di natura fiscale ed economica. La sospensione è dovuta in particolare all’impossibilità di impegnare il bilancio su operazioni che valgono miliardi di euro senza la garanzia di una continuità nell’azione di governo e Parlamento».
Grave crisi politica, dunque, dagli esiti ancora imprevedibili, ma nel frattempo sembra quasi impossibile che ci siano margini per evitare l’aumento IVA dal primo ottobre: il governo dovrebbe essere in grado di votare il decreto entro la sera di lunedì 30, il presidente della Repubblica dovrebbe firmare subito e la pubblicazione in Gazzetta Uffciale dovrebbe essere praticamente immediata. Tempistiche quasi impossibili da rispettare, per di più in un contesto politico tutt’altro che semplice.
Il decreto sull’Iva, che era pronto venerdì 27 ma non è stato nemmeno discusso dal Cdm, tutto concentrato sulla discussione relativa al chiarimento politico di maggioranza, prevedeva che un rinvio dell’aumento IVA al 22% a Gennaio 2014 fose finanziato dagli acconti 2013 su IRES e IRAP delle società di capitali (da 101 a 103) e dall’aumento della benzina, 2 centesimi al litro in più da ottobre a dicembre e altri 2,5 centesimi da gennaio 2014 a febbraio 2015. Era prevista anche una rimodulazione delle aliquote della tassa sul valore aggiunto, nell’ambito della Legge di Stabilità, con una diversa composizione dei relativi panieri, con l’obiettivo (forse) di avitare del tutto il rincaro IVA anche nel 2014. Il Dl contiene anche il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga per il 2013 (ulteriori 330 milioni di euro da ripartirsi tra le Regioni) e 35 milioni per la Carta Acquisti. Crisi permettendo, questa parte potrebbe essere recuperata piuù facilmente di quella relativa all’Iva.
Un altro bel regalo agli Italiani, gentilmente offerto la crisi di Governo, è il rischio di dover tornare a pagare l’IMU: da un lato devono ancora essere definire le risorse per la copertura dell’abolizione di dicembre (con le Camere sciolte sarebbe impossibile ufficializzare un provvedimento in grado di reperire fondi necessari. Per non parlare del destino incerto della Legge di Stabilità, che avrebbe dovuto risolvere una volta per tutte la questione IMU, ipoteticamente tramite Service Tax. Ultima bella notizia: il decreto che ha cancellato la prima rata IMU tecnicamente è ancora in discussione al Parlamento…