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WWF sulla sentenza Concordia: "Mai più incidenti, giusto riconoscere il danno ambientale"

L'intervento dell'associazione ambientalista

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GROSSETO - “La sentenza per il naufragio della Costa Concordia è l’ultima che vorremmo vedere per questo  genere di ‘incidenti’“  , dichiara all’indomani del pronunciamento da parte del Tribunale di Grosseto il WWF Italia, costituitosi parte civile nel processo con un ruolo che è risultato fondamentale  per avere da parte  della Procura e dei giudici una specifica attenzione  e valutazione dei gravi danni ambientali causati dal naufragio all’ambiente  marino ed al  paesaggio. Tali danni, infatti,  all’inizio del processo erano stati  sottovalutati nonostante  le dettagliate  perizie del Ministero dell’ambiente tramite l’ISPRA: un fattore importante della sentenza emessa ieri e per nulla scontato è stato il riconoscimento del danno ambientale con la richiesta di risarcimento di 1,5 milioni di euro in via provvisionale tra Schettino e Costa Crociere. Tale cifra potrebbe salire qualora il Ministero dell’Ambiente si costituisca parte civile per il risarcimento quantificato nella Memoria dello stesso dicastero: sulla base della perizia (prudenziale) dell’ISPRA, infatti, la valutazione del danno ambientale è al minimo di 12 milioni di euro.

Il WWF ricorda che l’incidente ha comportato la distruzione e  il deterioramento dell’ambiente marino sia per quanto riguarda la costa sia per quanto riguarda il fondale e dall’inquinamento dell’ambiente circostante: la nave   “Costa Concordia” ha divelto uno scoglio di rilevanti dimensioni     (una  nave   lunga 290,2 metri, larga 35,50 metri, alta 52 metri, ha stazza lorda   di 114.147 tonn./stazza ) e    recato danni ingenti al fondale ed alla costa emersa della località “Le Scole”, sito naturale protetto ed a tutto l’areale del naufragio, che  ricordiamo rientra nell’area di protezione denominata “Santuario dei Cetacei”. Da non sottovalutare anche    l’inquinamento arrecato da materiale  e sostanze anche nocive  ( combustibile,    olii pesanti   , vernici ,  cloro , detersivi , strumenti elettronici, suppellettili ) di cui la nave era carica, essendo all’inizio  del  viaggio  .

Per il WWF, senza ovviamente dimenticare  la tragedia e le sue vittime, ricorda anche le richieste e le “raccomandazioni” già ripetutamente espresse: il ripristino dei fondali del Giglio, con  un monitoraggio del loro  stato,  ed il monitoraggio ed eliminazione  delle numerose fonti e forme   di inquinamento causate   dalla Concordia ;  il ripristino e  lo smantellamento “sostenibile” del  relitto  (che ora si trova a Genova)   con un serio  piano per la  gestione dei rifiuti e del materiale utilizzato per la rimozione del relitto, ad iniziare dall’enorme barriera di cemento colata a mare per mantenere a galla la nave. 

“Della Concordia vorremmo rimanesse un monito per tutti all’attenzione ambientale” - dichiara  Donatella Bianchi, Presidente del WWF Italia -  “ Sperando che la tradizione degli “inchini” sia stata definitivamente archiviata,  vorremmo che si continuasse a comprendere come meglio gestire i transiti nelle aree sensibili. La vicenda della Concordia ci ha fatto riscoprire la magnificenza del Santuario dei Cetacei trattato in questa circostanza con l’attenzione e il rispetto che merita, ma quotidianamente attraversato da transiti a rischio con controlli e monitoraggi ancora insufficienti”. 
Il WWF Italia  ha chiesto, tramite il suo avvocato Sergio Nunzi,  il risarcimento del danno morale "per gli effetti che la vicenda ha avuto sull'impegno dall'associazione nella salvaguardia dell'ambiente”.  L’associazione ringrazia l’avvocato Sergio Nunzi per l’impegno in favore della natura e della  legalità e rivolge un pensiero grato e commosso all’indimenticato e compianto avv. Franco Zuccaro , purtroppo scomparso lo scorso anno:  grazie alla sua passione  e grande  professionalità è stato possibile per il  WWF partecipare al  processo.

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