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I progressi della medicina in campo urologico: a Grosseto il convegno annuale dell’associazione Toscana Urologia

Appuntamento in programma sabato 9 maggio, alla fattoria La Principina a Grosseto, a partire dalle 9

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GROSSETO - E’ in programma sabato 9 maggio alla fattoria La Principina a Grosseto, a partire dalle 9, il ventiduesimo convegno annuale di Toscana Urologia,  l'associazione che riunisce la maggioranza degli urologi toscani, universitari ed ospedalieri, di cui, per il 2015 è presidente il dottor Valerio Pizzuti, direttore dell’Urologia della Asl 9.

Tra gli argomenti dibattuti, di particolare interesse scientifico è il ruolo e le criticità della Prostate Cancer Unit (PCU), la cui strutturazione è stata raccomandata in ambito europeo dalle più autorevoli società scientifiche mediche; tant’è che in Toscana ne è prevista l’istituzione in tutte le Aziende sanitarie. Nella Asl , la PCU è stata struturata all'ospedale Misericordia di Grosseto: ne fanno parte urologi, radioterapisti, oncologi, riabilitatori e infermieri che hanno acquisito competenze specifiche nel trattamento di tutti gli aspetti della neoplasia della prostata che viene trattata in maniera multidisciplinare.

“La nascita delle PCU – spiega il dottor Valerio Pizzuti - è avvenuta dopo i positivi risultati ottenuti con l'istituzione delle Brest Unit per il tumore della mammella, che hanno consentito di affrontare questa patologia in maniera multidisciplinare, migliorando sensibilmente la sopravvivenza delle pazienti. Il tumore della ghiandola prostatica rappresenta, per incidenza, la seconda causa di morte per neoplasie nel sesso maschile – aggiunge Pizzuti – e le moderne procedure di indagini cliniche permettono la diagnosi precoce di questa malattia, spesso in pazienti ancora giovani e nel pieno delle loro possibilità fisiche; che, pertanto, chiedono di mantenerela loro integrità anche dopo le cure che dovranno subire per il trattamento della patologia. È per questo motivo che, accanto alle terapie tradizionali, si sono affermate e si vanno affermando nuove possibilità di cura sempre più sofisticate.
Da qui la necessità di coinvolgere tutte le professionalità sanitarie che hanno la specificità di questi trattamenti per migliorare i risultati della sopravvivenza e di ridurre le complicanze legate alle possibili soluzioni terapeutiche, migliorando la qualità della vita e riducendo i costi sociali”.

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