Politica, mondo dello spettacolo e sport hanno da poco concluso il filone delle intercettazioni telefoniche: da Silvio Berlusconi a Luciano Moggi, passando per Fabrizio Corona e altri personaggi illustri. Chiuso un capitolo, se ne apre un altro: e questa volta gli "intercettati" sono tutti gli utenti di uno dei social network principali. Gli amanti di Facebook infatti, attraverso le conversazioni private, rischiano di essere "spiati" per consentire all'azienda di reperire informazioni sulle abitudini e sui gusti di ogni singolo utente: notizie utili per Zuckerberg e soci per inviare messaggi pubblicitari e potenziare il fattore marketing.
La vicenda non è passata inosservata negli Stati Uniti, dove si è sviluppata una vera e propria azione legale nei confronti di Facebook: Matthew Campbell dall'Arkansas e Michael Hurley dall'Oregon, presso la Corte federale della California, hanno presentato le documentazioni in tribunale. Questo il testo presentato: "Contrariamente a quanto annunciato, i messaggi privati di Facebook sono sistematicamente intercettati dal social network per capire gli argomenti preferiti degli utenti. L'attività di spionaggio non servirebbe per perfezionare la trasmissione delle comunicazioni, ma per evidenziare le preferenze dei suoi iscritti e poi condividerle con inserzionisti pubblicitari in modo da allargare la funzionalità commerciale".
Il colosso americano si è puntualmente difeso a spada tratta, ma dovrà comunque rispondere di un'accusa che potrebbe costare cara: la violazione della privacy ha già scalfito le casse del social network, e nelle prossime settimane ne sapremo di più. Siamo davvero una generazione di spiati?